Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Penultimo film di De Sica che, soprattutto nella prima parte, non si discosta affatto dalla qualità sublime rintracciabile nei suoi lavori più pregiati e di valore.
Meriti individuabili principalmente nelle capacità che ha avuto nel saper cogliere con sensibilità e bravura gli effetti deleteri che produce la miseria quando colpisce in maniera spietata e poderosa una comune famiglia.
La povertà non concede attimi di tregua perché ininterrottamente fa sentire la sua presenza ingombrante e, per cercare di contenere la sua forza vigorosa e prorompente, bisogna battagliare alla grande consumando tanta di quella energia che solo a pensarci fa venire il mal di testa.
La situazione si complica ulteriormente quando a mandare avanti la baracca è una sola persona facente parte del nucleo familiare.
In casi di quel genere diventa molto più difficile trovare la strada che consente di potersi allontanare temporaneamente dalla povertà, ma nonostante ciò ci si arrangia ugualmente perché l'istinto di sopravvivenza fa sempre la sua parte importante.
E si continua a duellare, ad arrangiarsi alla meno peggio, fino a quando vengono a mancare le forze perchè si sa che a furia di tirare alla fine la corda si spezza.
Ed è proprio quello che succede alla protagonista del film, a cui tutte le responsabilità erano state affidate visto che il marito era costretto a stare in un letto per un incidente avuto durante il lavoro ed il cognato aveva poca voglia di faticare.
Per riprendersi sarebbe opportuno che si riposasse in una struttura medica situata in montagna e questo quello che le suggerisce di fare il dottore e lei segue i suoi consigli, nonostante il parere negativo dei suoi familiari che erano ben coscienti del fatto che senza di lei sarebbe stato molto più difficile tirare a campare. Distante dalle fatiche del lavoro e da quella vita piatta e piena di sofferenze che era costretta a condurre, è in grado finalmente di trovare un pò di pace e serenità. Conoscerà in quella struttura tante persone colpite dal suo stesso malanno, tra le quali si farà notare una donna che poi alla fine morirà.
Ma non è tutto perché in quel posto troverà anche l'amore e tutto andrà per il meglio fino a quando la guarigione arriverà e con essa anche la fine della permanenza in quella struttura.
Si torna purtroppo alla vita di sempre e, mentre sta viaggiando in treno per tornare a casa, una lacrima scende dal suo viso quasi a voler far capire che i momenti belli nella vita hanno breve durata e che costa parecchia fatica poi salutarli perché si è coscienti del fatto che rappresentano una rarità che difficilmente si assaggia per più di una volta nella vita.
Ottimo film che nella prima parte è davvero toccante perché riesce molto bene a far capire le enormi difficoltà che incontra una donna quando deve in totale solitudine reggere tutto il peso della propria famiglia.
Nella seconda si assiste più che altro alle confidenze che si scambiano tra di loro le pazienti ed alla fugace storia d'amore che la protagonista ha con un ragazzo che alloggiava temporaneamente da quelle parti. Certamente meno intensa rispetto alla prima ma ugualmente importante perché ci fa capire come tutto può cambiare in meglio nel giro di poco tempo e di come poi si deve per forza di cose tornare al punto di partenza perché i doveri lo impongono,che sono tanti in questa esistenza terrena che regala pochi attimi di felicità e tanta sofferenza.
Cmq recuperatelo se non l'avete ancora fatto perche il film nel complesso è ben fatto.
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