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Brancaleone alle Crociate

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su Brancaleone alle Crociate

di cheftony
7 stelle

Oh! Lo quale amen? Eh… Pastore, in primis sono omo aduso allo ferro, ma non allo foco! In secundis sono impuro! Bordellatore insaziabile, beffeggiatore, crapulone, lesto di lengua e di spada, facile al gozzoviglio… Fuggo la verità e inseguo il vizio!”

 

 

Sopravvissuto presso Aurocastro grazie al rocambolesco intervento del frate Zenone, il cavaliere di ventura Brancaleone da Norcia (Vittorio Gassman) salda il suo debito e marcia verso la Terra Santa per pugnare con i valorosi crociati e riconquistare il Santo Sepolcro.

Ma il viaggio ha vita breve: i soldati dell'antipapa avignonese Clemente decimano la squinternata spedizione, con Brancaleone che sopravvive ancora una volta senza nemmeno avere l'opportunità di combattere. Sollecitata a gran voce, la Morte si materializza a riscuotere il pegno o – almeno – a proporre un patto: il cavaliere ha sette lune di tempo per ricevere il tagliente abbraccio della Mietitrice in atto valoroso e pugnace.

Brancaleone rimette in piedi un'estemporanea armata con altri quattro superstiti del massacro e col vigliacco Thorz (Paolo Villaggio), soldato tedesco sorpreso – grazie all'imbeccata della Morte stessa - a tentare di uccidere su commissione un bambino indifeso; il piccolo è figlio del re Boemondo (Adolfo Celi), al quale Brancaleone decide di ricondurlo per ottenere una ricompensa.

Lungo il suo cammino, l'armata incontra e conseguentemente fa aggregare anche un peccatore autolesionista (Gigi Proietti), l'avvenente strega Tiburzia (Stefania Sandrelli), il nano Cippa e perfino un lebbroso.

Fra anacoreti e stiliti, papi e antipapi, “longo è lo cammino, ma grande è la meta”…

 

 

Quattro anni dopo il fragoroso successo de “L'armata Brancaleone”, il maestro Monicelli si rimette al lavoro con gli sceneggiatori Age & Scarpelli per dare un seguito alle avventure del cavaliere più cialtrone che l'epopea medievale ricordi; una volta scritturato Gassman e confermato Rustichelli alle musiche, il collaudato canovaccio dei tre sceneggiatori risulta già più che rispettato: anche in “Brancaleone alle crociate”, dunque, troviamo una conferma delle nequizie e delle meschinità di un'età – il Medioevo – che, pur ricca di testimonianze di epici cimenti, risulta smitizzata e immiserita (non senza qualche altro strafalcione storico-temporale).

Qui si va però a perdere l'impetuosa componente di originalità che caratterizzava il capostipite, nonostante i tre grandi della commedia all'italiana si siano messi d'impegno nel connotare “Brancaleone alle crociate” in maniera assai più lugubre del predecessore (si pensi all'albero degli impiccati o al suggestivo duello con la Morte fra le dune). Ne consegue che il giochino, restando divertente e di classe, mostra un po' il fianco. Anche il geniale idioma inventato per il precedente capolavoro – una esilarante commistione di alti latinismi e moderne profanità – non è più un punto di forza. C'è pur sempre il re Boemondo di Adolfo Celi che parla solo in rima baciata, ma mancano le trovate degne di un “transitare lo cavalcone in fila longobarda!” del frate Zenone.

Già, Zenone! Salerno, Pisacane e Volonté – presenti nel primo episodio - mancano tantissimo… L'armata stessa si configura come anello debole di “Brancaleone alle crociate”: i validi caratteristi fanno il loro, a cominciare da un primordiale Paolo Villaggio, il cui personaggio è però una dimenticabile macchietta, al pari di altri elementi di contorno. Resta un Gassman mattatore incontenibile, affiancato da un indomito Proietti scatenatosi in ben tre ruoli (fra cui la Morte), da Lino Toffolo (scomparso appena qualche settimana fa) e da una splendida Stefania Sandrelli.

Si lascia guardare con piacere, ma il confronto, a mio giudizio, non lo premia affatto. Stante il fatto che commedie di lusso così pagherei per riaverle…

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