Regia di Luciano Emmer vedi scheda film
Luciano Emmer pone in forma narrativa una nostalgica rivisitazione della giovinezza: la luminosa, ma inquieta, freschezza delle tre protagoniste è dipinta dall’io narrante come un incerto preludio all’età matura, ossia a quella fase della vita in cui la saggezza fiorisce dal disincanto e, improvvisamente, sembra bello e giusto impegnarsi per costruire qualcosa, nonostante tutto. Le delusioni sentimentali di Elena, Lucia e Marisa sono i dolorosi passaggi che consentono di porre le proprie aspirazioni entro i limiti del realismo e della ragionevolezza, arrivando a vedere, nei piccoli doni di sincera umanità, opportunità preziose ed importanti come perle rare. Il mondo delle tre ragazze è ristretto, racchiuso in quella porzione di Roma che va dalle loro modeste abitazioni alla sartoria di Piazza di Spagna, eppure è abbastanza grande da contenere la complessa trama delle loro (dis)avventure amorose, definendo, dapprima, la loro infelicità di fidanzate ingannate, tradite o semplicemente confuse, e, successivamente, la loro rinascita come donne serene, coraggiose e determinate. La loro scomparsa dalla famosa scalinata, dove, da signorine, ogni giorno sedevano a chiacchierare sotto il sole, segnala infine il loro approdo alla stabilità, la raggiunta “sistemazione” che le ha sottratte, per sempre, alla lirica precarietà del cielo aperto. Le ragazze di Piazza di Spagna è un mélo popolare, in cui il realismo è la devota adesione a quell’assenza di pretese che è, insieme, la fragilità e la forza della gente comune.
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