Regia di Delmer Daves vedi scheda film
La fotografia fora lo schermo, e le riprese in soggettiva danno le vertigini: il film, nella prima parte, brilla di un'incisività psicologica che la pellicola, significativamente, perde quando il protagonista, avendo cambiato i propri connotati, si rifugia sotto un'apparenza anonima e normale. Allora l'occhio spalancato ed i sensi amplificati dell'animale braccato si coprono di un velo, sotto il quale il rancore e il sentimento giungono lentamente a maturazione, sostenendo un disegno razionale che solo in assenza di vincoli può essere portato a compimento. "La fuga" è un titolo inappropriato per quello che, in realtà, è un ritorno sotto copertura. "Dark passage" è il tunnel sotterraneo che, dalla notte di una condanna ingiusta, porta alla luce della verità e della libertà di essere finalmente se stessi.
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