Regia di Delmer Daves vedi scheda film
Humphrey Bogart è probabilmente il più grande mito cinematografico di tutti i tempi. La gente andava al cinema per vedere Bogart e Delmer Daves ha il coraggio di nasconderlo alla mdp per ben 64 minuti. Analogo coraggio ebbe Bogey ad accettare una parte che, per più di un’ora, lo costringe a recitare nell’ombra soltanto col corpo e con gli occhi dietro le bende che gli avvolgono il volto. La storia è tirata per i capelli, ai limiti della verosimiglianza, eppure nonostante tutto ciò il pubblico rispose alla grande. Cosa fu, dunque, a coinvolgerlo così tanto? Forse l’identificazione col protagonista, braccato per tutto il film, salvato da aiuti insperati ma segnato da un destino avverso. In una delle scene finali, su un tram di Frisco si avverte in maniera palpabile l’angoscia del protagonista, tanto da sentirla nostra. “La fuga” è un film giocato sulla tecnica e sulle emozioni, non è una sceneggiatura ad orologeria, è un film che colpisce le viscere e gli occhi.
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