Regia di Mario Caiano vedi scheda film
Milano non c'entra niente; la violenza, almeno quella, c'è. Questi ridicoli titoli che tanto andavano di moda ai tempi (per carità, qualcuno più azzeccato degli altri, ogni tanto, c'era) promettevano spesso ciò che nel film non era affatto contenuto, pur di richiamare all'orecchio dello spettatore altri recenti lavori di stampo affine (qui, per esempio, si tratta di Napoli violenta o Roma violenta). Non che questo legame nella titolazione corrispondesse poi ad un qualche effettivo nesso fra le pellicole. Di metropolitano, in effetti, in questo film dell'illustre sconosciuto Caiano c'è ben poco; il cast è abbastanza scadente e fra gli interpreti - in così poca arte - svetta certamente Vittorio Mezzogiorno; la colonna sonora non è malaccio ed è ad opera dei Pulsar (i jazzisti Silvano Chimenti ed Enrico Pieranunzi). Il regista, figlio del produttore Carlo Caiano, viene da una sterminata serie di spaghetti western - dei quali nessuno pare aver lasciato più di tanto il segno - ed in futuro lavorerà anche per la Rai; vale la pena però ricordarlo per aver licenziato, nel 1977, il nazi-erotico La svastica nel ventre. Sua è inoltre la sceneggiatura di Milano violenta: un'ora e mezza di delinquenti in fuga e sbirri tenuti nel sacco, in cui non mancano azione e dialoghi truci, con qualche accenno di nudo tanto per gradire (a cura di Silvia Dionisio, assolutamente apprezzabile). 3/10.
Rapina con finale tragico: un malvivente perde la vita, un altro fugge da solo, i restanti due si danno alla macchia con il bottino. Il compare però li ritrova in un casolare di campagna; i due lo feriscono a revolverate, ma lui tornerà a cercarli...
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