Regia di Tanio Boccia (Amerigo Anton ) vedi scheda film
Amerigo Anton va senz'altro invidiato: mestierante di serie C, appartenne a quella generazione di cineasti (o presunti tali) che ebbero la fortuna di partecipare alla vivacissima stagione del cinema italiano di genere, fra la fine dei Cinquanta e i primi Ottanta; allo stesso modo Tanio Boccia (vero nome del regista) va ricordato però come un regista disastroso che mai riuscì a lasciare il segno in venti titoli e quasi trent'anni di carriera. Qui l'ambizione - smisurata, manco a dirlo - è quella di rileggere in chiave cinematografica il De bello gallico; con una sceneggiatura precaria e raffazzonata firmata da Nino Scolaro e Arpad DeRiso, ecco quindi che Anton mette in scena gli intrighi di palazzo dell'antica Roma e le epiche battaglie sul campo d'oltralpe. Ma è una rappresentazione piatta, fasulla e povera (di budget e di idee), nella quale i momenti che soffrono maggiormente sono quelli delle scene di massa (massa... le inquadrature rimangono sempre abbastanza strette, tanto da non prevedere la presenza di più di 30-40 comparse in contemporanea). Il sangue rosellino è la ciliegina (o meglio, il pomodorino) sulla torta; Boccia ha la responsabilità anche del montaggio. In tutto questo strazio e in tanta miseria artistica, va rilevato comunque che il film gode di infinita verosimiglianza storica in più dei coevi fumetti di Goscinny e Uderzo: il tronfio nazionalista Asterix è infatti uno dei più pietosi e risibili falsi storici mai apparsi sul pianeta Terra. 2/10.
Di come il prode Giulio Cesare condusse i romani a conquistare la Gallia di Vercingetorige e contemporaneamente sconfisse i dissidenti nell'Urbe.
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