Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Un reduce, al ritorno dalla guerra, trova che la madre è morta e la sorella si prostituisce. Uccide il suo protettore nel tentativo di liberarla, poi entra in una banda di criminali. Alla fine salva la vita alla figlioletta di un ex commilitone (alla quale mandava regali in incognito, firmandosi come “zio Ernesto”) e si lascia uccidere dalla polizia, per la nostalgia di una purezza perduta e ormai irrecuperabile. Ambientazione neorealistica per una vicenda di gangster con risvolti melodrammatici: meglio la prima, che però viene evidenziata soprattutto all’inizio e poi va sfumando. Poco credibile la trasformazione di Nazzari da uomo onesto in spietato capobanda, sia pure con tendenze alla Robin Hood (da una parte uccide a sangue freddo uno sfruttatore di prostitute, dall’altra distribuisce soldi ai poveri): e infatti non la si vede, inghiottita da una lunga ellissi. Discutibili anche le altre interpretazioni (eccessiva la Magnani, sprecata la Del Poggio in una particina minuscola). Peccato, perché il film ha alcuni momenti davvero efficaci: un’occasione mezzo perduta.
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