Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Due reduci di guerra (Nazzari e Campanini) rientrano in Italia per ricostruire le loro vite interrotte, ma il loro destino sarà molto diverso: mentre il primo finirà nelle spire della delinquenza, il secondo riuscirà, grazie agli affetti ritrovati, a raggiungere finalmente la perduta serenità. Girato subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, "Il bandito" è un lucido resoconto delle difficoltà di reinserimento sociale dei tanti reduci, delle tentazioni del denaro facile davanti alla mancanza di lavoro, ma soprattutto dell'importanza degli affetti per non perdersi definitivamente, dopo che la guerra ha già minato l'equilibrio e la pace interiore (oltre che quella materiale, ovviamente). Lattuada restituisce un ritratto vivido dell'immediato dopoguerra, ed anche se spesso scivola in un eccesso di melodramma, il film rappresenta bene il clima sociale di un'Italia tutta da ricostruire, e non solo dal punto di vista materiale. Accanto ai due protagonisti (con un Nazzari nell'insolita parte del "cattivo", ma che in realtà si scoprirà dal cuore tenero), un'ottima Magnani smette i panni della popolana per diventare una donna cinica e disillusa, attratta dai soldi quanto dalla bella vita.
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