Regia di William Wyler vedi scheda film
Di film famosi sui reduci di guerra ve ne sono un sacco, e questo filone ha trovato la sua esplosione durante gli anni 80' dove tante pellicole trattavano delle difficoltà dei combattenti che ritornavano dal Vietnam, non riuscendo a trovare un posto nella società.
Con un piglio poco edoculturato, con dosaggio accorto dell'elemento della retorica e con un approccio abbastanza realista per la Hollywood classica, William Wyler decenni prima aveva trattato nel film I Migliori Anni della Nostra Vita (1946) tale questione, ricevendo molti consensi sia di critica che di pubblico.
Il film dalla lunga durata (quasi 3 ore), non ha una trama vera e propria, perchè Wyler sceglie di focalizzarsi in toto sulle vicende dei personaggi, le loro relazioni e sopratutto le difficoltà di reinserimento nella società dopo i lunghi anni di guerra. Al (Fredrich March), Fred (Dana Andrews) e Homer (Harols Russell); hanno combattuto per anni nei vari fronti della seconda guerra mondiale e al termine del conflitto, si ritrovano tutti e tre a ritornare nella medesima città a riprendere le loro vite lasciate in sospeso. Al; capitano di fanteria, ritrova i suoi figli oramai cresciuti e una moglie che ha dovuto fare sacrifici per mandare avanti la casa, ma ha delle crisi di coscienza a causa del suo ritorno a lavoro in banca e in più, è un accanito bevitore incapace di controllarsi quando beve. Homer; marinaio, è colui che del gruppo ha perso di più poichè si ritrova con due protesi meccaniche al posto delle mani perse durante l'affondamento della nave ed è tremendamente in soggezione quando deve affrontare gli sguardi altrui (specie quelli dei suoi familiari e della sua ragazza). Infine Fred, aviatore, risulta essere il personaggio più interessante di tutti per via del fatto che ha sposato una bella donna appena 20 giorni prima di partire, ma al suo ritorno trova una situazione radicalmente diversa e per giunta, non è mai riuscito a dimenticare gli orrori della guerra ed insieme ad Homer, è il personaggio che trova più difficoltà nel reinserirsi nella vita civile, poichè non ha un titolo di studio o una formazione adeguata; poichè prima di partire era un mesto gelataio ed in guerra non ha fatto altro che bombardare di qua e di là.
La regia di Wyler scava a fondo nel problema di questi tre reduci; specie in Fred che non avevndo fatto altro che distruggere obiettivi nemici sganciando bombe in continuazione, alla fine risulta totalmente incapace di "costruire" dei nuovi rapporti lavorativi e sia nel rimettere in piedi un matrimonio con sua moglie totalmente disastrato per via dei tradimenti di lei (e qualche scappatella di lui durante la guerra nei vari posti in cui è stato).
La regia statica e fissa adoperata dal regista, ha la giusta sobrità nel mettere in risalto il dramma psicologico ed umano dei reduci, grazie anche all'eccellente fotografia di Tolland abile nella costruzione della profondità di campo e nel mettere in scena una società americana "luminosa" e "pulita" dove i nostri protagonisti si sentono per lungo tempo spaesati e fuori posto. Wyler infatti quando muove la camera, lo fà perchè realmente necessario e per questo motivo le carrellate che il regista adopera nei negozi o nei vari locali dove si aggirano i protagonisti, danno un forte senso di frenesia e alienazione, tipico di chi si sente fuori posto ed incapace di capire i mutamenti sociali avvenuti se non constatare amaramente come in guerra abbiano perso i migliori anni della loro vita.
Wyler con il suo estro visivo riesce a mettere perfettamente in scena la mentalità e la visione dell'America post-bellica in pieno sviluppo economico e dedita al consumismo più sfrenato e sfacciato, dove a parole ognuno può realizzarsi, mentre realisticamente ognuno coltiva il proprio orticello e non vuole cedere nulla della posizione conquistata.
Guardarsi allo specchio (ce ne sono una marea nel film) non chiarifica ad Al, Fred e Homer che cosa sono in questa società; ma un'inquadratura sui relitti degli aereoplani che saranno presto demoliti, dice più di mille parole. I tre reduci sono stati sfruttati come carne da cannone durante la guerra, vendendo impacchettati con gli armamenti e spediti al fronte, ma terminato il conflitto, diventano sostanzialmente inutili e quindi vanno rottamati.
Ho utilizzato il termine rottamati e non distrutti per il semplice fatto che il film è un dramma umanista e quindi forse i reduci dopo un lungo e faticoso lavoro di reinserimento, troveranno modo di essere reimpiegati in nuovi settori dove potranno dare un contributo decisivo per la crescita economica degli USA; la conclusione della vicenda riguardante Fred è quellla più esplicativa in tal senso.
Come detto sopra, fu un grosso successo di critica e di pubblico (il più grande incasso degli anni 40' e vinse la bellezza di ben 7 oscar; tra cui miglior film, regia, sceneggiatura e miglior attore protagonista (March) e non protagonista (Russell).
Per film e regia. sono degli oscar assolutamente meritati per questo capolavoro (almeno limitandoci ai soli nominati), che dopo Ombre Malesi, è il miglior film del regista, mentre per quanto riguarda l'attore protagonista, meritava il premio Dana Andrews (manco nominato) che offre la perfomance più incisiva e significativa del film rispetto quella pur ottima di March (che comunque è un bravissimo attore); sul premio a Russell, c'è da dire che la giuria può essersi fatta commuovere dalla menomazione alle mani (l'attore era veramente un reduce di guerra che perse le mani) e questo può aver influito, anche se c'è da dire che grazie all'accorta direzione di Wyler, non scade mai nel patetismo autocommiseratorio fine a sè stesso (Russell ha lo screen time minore tra i tre reduci). Inspiegabili invece le mancate nomination per la bravissima Teresa Wright (nel ruolo della figlia di Al; abbastanza nel suo personaggio... anche nel film L'Ombra del Dubbio di Hitchocok aveva un personaggio candido e idealista) e per il direttore della fotografia Tolland.
A distanza di decenni per la critica sembra essere il miglior film di William Wyler (3.5 stelle per Mereghetti, il quale però da 4 stelline solo a Piccole Volpi tra i film del regista, ma non l'ho visto ancora), e alla fine si potrebbe benissimo concordare visto che regge benissimo ancora oggi, offrendo un ritratto schietto e non troppo consolatorio della società americana.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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