Regia di William Wyler vedi scheda film
Il ''Tornando a Casa' (e viceversa...) della WW2. 8 UMANISTA
Wyler dopo l'esperienza a seguito delle truppe alleate in guerra torna a Hollywood con una sensibilità centrata sui temi che (lo) sconvolsero il mondo negli anni 40. Il grande director americano colse subito l'emergenza dei fatti e con il tempismo di un istant movie congelò un'epoca piena di dubbi e contraddizioni. Tutto ciò perfettamente inserito nella poetica dell'autore, sempre attenta alla dimensione individuale contrapposta all'insieme della società. Un sistema opprimente dove il singolo rischia continuamente lo 'schiacciamento' nel momento in cui la sua situazione passa da una dimensione stabile/omologata ad uno stato più fragile/anticonformista. Il cinema wyleriano è pieno di questi personaggi (il picco è addirittura Ben Hur!) e il reduce in se stesso contiene il cuore di questo meccanismo essendo per sua natura un soggetto dinamico, in passaggio da una situazione all'altra. La società impone la guerra e rivoluziona le esistenze, pretendendo poi un ritorno ad uno status quo iniziale chiaramente ed inevitabilmente impossibile. Così il regista focalizza tre storie tipo (marina, aviazione, fanteria corazzata) smitizzando la figura del soldato, centrando invece il racconto sull'uomo e i suoi legami con una visione umanista del dramma della WW2. E lo fa con il suo stile ormai perfettamente in sincronia con la poetica dove le inquadrature diventano selezionatissime, senza mai abusare eccessivamente del ritmo insito nella scansione del montaggio, ma bensì ragionando all'interno di esse evidenziando qua come quasi sempre nella sua filmografia il forte influsso delle origini teatrali. I Migliori Anni Della Nostra Vita è un cinema nobile e coinvolgente ancora attuale perché tratta temi universali oggi come ieri, lasciandoci solo immaginare l'impatto nel 46/47 a caldo nella 'storia', tanto è vero che gli Oscar arrivarono a pioggia contribuendo a segnare l'immaginario in modo decisivo.
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