Regia di Eduardo De Filippo vedi scheda film
Vita grama in un vicolo di Napoli negli ultimi anni del fascismo. Poi, quando un capofamiglia torna dalla prigionia, trova tutto cambiato: la moglie ha fatto i soldi grazie alla borsa nera e amoreggia col suo socio in affari, il figlio fa il ladruncolo, la figlia è incinta di un soldato americano che l’ha abbandonata. Eduardo esordisce nella regia cinematografica adattando un suo testo teatrale di cinque anni prima, ma con significative modifiche: toglie compattezza all’insieme aggiungendo vari episodi sia all’inizio sia alla fine (la vicenda continua anche dopo che la nottata è passata...) e introduce il personaggio di Totò, le cui scenette comiche (fra le quali quella del finto morto, che in origine spettava al protagonista), pur pregevoli, producono evidenti scompensi all’interno di un contesto drammatico in cui si amalgamano male. Tuttavia mi sento di essere indulgente con quelli che appaiono eccessi di generosità perdonabili: nella frase ricorrente di Eduardo “la guerra non è finita” e nell’indifferenza con cui gli altri accolgono i suoi racconti di reduce si coglie bene il senso dell’opera, cioè la precoce perdita della coscienza morale collettiva.
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