Regia di Neil Jordan vedi scheda film
Gli anni 80' anno conosciuto un notevole numero di pellicole dedicate ai vampiri e ai licantropi, con questi ultimi che si sono resi protagonisti di almeno due veri e propri cult-movie come L'ULULATO e UN LUPO MANNARO AMERICANO A LONDRA, opere che hanno entrambe visto la luce nel 1981 e dirette rispettivamente da Joe Dante e John Landis. Da ricordare anche l'ecologista e sociologico WOLFEN-LA BELVA IMMORTALE, sempre dell'81', diretto da Michael Waldleigh, regista del mitico documentario sul concerto di Woodstock. Pochi forse però ricordano una sorprendente pellicola diretta nel 1984 dall'irlandese Neil Jordan, qui alla sua seconda regia, che si allontana dalle opere prima citate di licantropi metropolitani, preferendo immergere il film, e con lui lo spettatore, in un'atmosfera di pura fiaba. IN COMPAGNIA DEI LUPI e' un film, a mio giudizio bellissimo, non sempre facile da interpretare con i suoi profondi simbolismi. L'opera andrebbe semplicemente valutata con l'azzeccatissima e breve recensione di uno YouTuber che ha considerato IN COMPAGNIA DEI LUPI un film che può terrorizzare un bambino, incuriosire un adolescente e commuovere un adulto. La pellicola di Neil Jordan, riprende liberamente la favola di Cappuccetto Rosso e la trasforma in una metafora sul difficile passaggio dalla pubertà all'età adulta, in un contesto gotico e onirico come poche volte si e' visto al cinema. Non un vero e proprio horror, ma un fantasy con punte macabre e orrorifiche, con effetti speciali artigianali ma perfettamente funzionali. Rosaleen (la bellissima e bravissima Sarah Patterson, dodicenne all'epoca del film) e' una irrequieta ragazzina di una benestante famiglia borghese, che sta' attraversando l'inizio dell'età adolescenziale. Mentre sta' affrontando un sonno particolarmente agitato, sogna di trovarsi a vivere in un villaggio di contadini e cacciatori, circondato da una foresta che pullula di lupi affamati. La sua ambigua e maliziosa nonna (Angela Lansbury) gli racconta alcune storie per prepararla al passaggio dell'età adulta, mettendola in guardia dai lupi, ma non quelli comuni, ma quelli con il pelo dentro e le sopracciglia che si congiungono (gli uomini). L'anziana e navigata donna, sembra quasi divertirsi nel confondere le idee all'ingenua ragazzina, quasi a non voler vedere la sua adorata nipotina crescere e un giorno lasciarla. Non più bambina ma non ancora donna, Rosaleen e' facile preda di desideri sessuali repressi, atteggiamenti vanitosi e curiosità nei confronti dell'altro sesso, rappresentati da un suo goffo e insignificante coetaneo. Ma sarà un misterioso e fascinoso cacciatore a fare diventare donna la nostra protagonista nel bellissimo finale, che si rifà appunto alla favola di Cappuccetto Rosso. Il lupo che "divora" la bambina, che simboleggia l'unione, ma anche il coito sessuale. Rosaleen che si trasforma in lupo e scappa via con il suo compagno. Opera intrisa di grandissima atmosfera, con scenografie tenebrose (tutto ricostruito in studio) e con momenti assolutamente indimenticabili. "Non sapevo che quelli come te sapessero piangere" dice Rosaleen al lupo, suo futuro compagno, a cui ha appena sparato ferendolo nell'intenso finale. Splendido anche il seguito, quando Rosaleen gli racconta la storia della giovane lupa ferita con un colpo di fucile e poi trasformatasi in ragazzina. "Sei una creatura di Dio o del diavolo?" gli chiede il parroco che l'ha trovata. "Ma che importa di chi sei la creatura. L'importante è che tu guarisca. Piccolo essere senza parola". Splendido esercizio di stile, che se paragonato al patinatissimo CAPPUCCETTO ROSSO SANGUE, quest'ultimo ne esce a dir poco con le ossa rotte. Gotico e visionario come pochi. Straordinario. Un delitto perderlo.
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