Regia di Pierre Granier-Deferre vedi scheda film
Non è un capolavoro questo film, ma ha il suo fascino e le sue atmosfere. Fin dalla musica della sigla si coglie subito che sarà una storia malinconica, e anzi disperata, e qui va detto che la musica è buona e molto in tema col film. L'atmosfera è malinconica, e il ritmo è lento e quasi anti-narrativo, poiché la cinepresa indugia spesso sui lavori di campagna e su indifferenti faccende quotidiane. Delon dà certo una giusta interpretazione dell'anarchico apatico e autoreferenziale, ma non egoista o cinico. Tuttavia la vera stella del film è la bravissima Simone Signoret, che sembra veramente un'amareggiata vedova di campagna, con un passato di sofferenze e umiliazioni (iniziando da quelle sessuali da ragazza). Il suo volto esprime alla perfezione la vita e la situazione del suo personaggio, ed è credibile persino quando fa il bucato al canale, assieme alle altre comari pettegole. A proposito, il ritratto della vita nella campagna di Francia è proprio impietoso. Trovo riusciti anche gli accenni alla realtà storica di quegli anni.
La scena in cui il protagonista fugge dalla casa circondata attraverso i campi, con la musica malinconica in sottofondo, è un grande atto di regia e resta decisamente impressa nella memoria.
Ottavia Piccolo è perfetta per la parte che interpreta, ed è in grado di turbare non solo Alain Delon. Tra l'altro, molti anni fa a teatro, mi alzai dalla poltrona dopo lo spettacolo e mi accorsi che ce l'avevo avuta seduta vicino per tutto il tempo. Mi dovetti accontentare di guardarla per pochi istanti. Era negli anni in cui attirava ancora lo sguardo degli uomini.
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