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Il generale - Come vinsi la guerra

Regia di Buster Keaton vedi scheda film

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La recensione su Il generale - Come vinsi la guerra

di scandoniano
10 stelle

 

Durante la Guerra di Secessione Americana, il macchinista Johnnie Gray prova ad arruolarsi (anche per compiacere la sua fidanzata Annabelle). Per una serie di peripezie Johnnie non riesce a farlo, ma nonostante tutto otterrà una divisa e si farà comunque valere, grazie proprio alla capacità di muoversi sapientemente sulle rotaie.

 

Uno dei film più rappresentativi dell’epoca del muto, in particolare per la presenza di scene rimaste nell’immaginario collettivo, ma soprattutto perché è la summa dei topoi della cinematografia di Buster Keaton (tanto da essere considerato da molti il suo capolavoro). È un film da conoscere per avere un’alternativa al cinema slapstick molto fisico di Chaplin o Lloyd. Con “The general” (tradotto spesso con lo spoilerante titolo italiano “Come vinsi la guerra”) Keaton dimostra, non tanto sul lato dell’interpretazione, ma certamente su quello dell’autorialità, che il suo è un cinema avveniristico ed originale, molto maturo per i tempi e rispetto alla concorrenza. La storia è organizzata in maniera meticolosa e lo sviluppo delle vicende è assolutamente impeccabile, con trovate che rasentano il geniale e numeri spesso quasi circensi; certo, la verosimiglianza degli accadimenti si basa su colpi di fortuna e rocambolesche casualità, ma è proprio questa la caratteristica, la cifra stilistica di Keaton: la logica rovesciata. In base a questa logica tutto è possibile e tutto risulta straordinariamente magico. La regia di Keaton è moderna, basata su una tecnica ricercata e  complessa, fatta di controcampi, di ricerca di dettagli, ma soprattutto non bada a spese, come nella famosa, leggendaria, scena del treno dei nordisti che precipita nel fiume: una scena girata dal vero, senza modellini o trucchi di qualsiasi genere, costata uno sproposito proprio per il perfezionismo e le manie di grandezza del Keaton autore.

 

Buster Keaton

Il generale - Come vinsi la guerra (1926): Buster Keaton

A vederli oggi questi artifici tecnici e di scrittura sono certamente meno sorprendenti rispetto allo stupore suscitato nello spettatore del 1926, che, Méliés a parte, era abituato a vedere spesso macchine fisse, unità spazio-temporali simil-teatrali e il potere della scena quasi completamente demandato alla bontà degli attori. Qui invece Keaton si deresponsabilizza come interprete e delega alla complessità della messa in scena l’efficacia dell’operazione. Riuscendoci alla grande e tirando fuori un capolavoro.

 

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