Regia di Sidney Franklin vedi scheda film
Nell'Inghilterra vittoriana - il film è ambientato nel 1845 - la ricca famiglia Barrett è comandata dal patriarca Edward (Charles Laughton), rimasto vedovo, il quale ha imposto ai nove figli - sei maschi e tre femmine - la ferrea regola di non poter sposarsi: mentre la figlia minore Henrietta (Maureen O'Sullivan) non la accetta, disubbidisce e subisce il castigo del severo genitore, la figlia maggiore Elizabeth (Norma Shearer), che, causa malattia, vive perennemente nella sua camera coricata in compagnia del cane Flush, la segue in maniera indifferente, convinta che la sua vita sia breve; tutto cambia però quando lo scambio epistolare con il poeta Robert Browning (Fredric March) si concretizza in un incontro nella sua stanza.
'La famiglia Barrett' 'tradisce' in ogni singola scena la sua origine teatrale - è tratto dal lavoro di Rudolf Besier, scritto per lo schermo da Donald Ogden Stewart, Claudine West ed Ernest Wajda - con lunghe sequenze dialogate in maniera concitata dagli attori in campo, con vere e proprie entrate ed uscite dallo spazio inquadrato dal regista Sidney A. Franklin, che filma con una regia fatta di pochi o nulli movimenti di macchina, poco ricorso al montaggio, concentrandosi su trama e recitazione.
'The Barretts of Wimpole Street' è un'opera che dimostra tutti i suoi anni - è del 1934 - per i temi ed il modo in cui li sviscera, ma proprio questi fattori gli consentono al contempo di emanare un fascino peculiare di un'epoca d'oro del cinema, basata specialmente sul divismo degli interpreti, qui tutti in gran forma recitativa: se da un lato la coppia di protagonisti Norma Shearer, ai tempi tra le star più in voga per bravura, bellezza ed eleganza, nei panni della delicata e sensibile primogenita della famiglia Barrett, e Fredric March, anch'egli inteprete di gran classe, nel ruolo del grande poeta inglese dell'Ottocento, è molto affiatatata, dall'altro bisogna sottolineare che spesso la scena viene rubata loro dal grande Charles Laughton, la cui parte del tirannico e dispotico capo famiglia sembra stata scritta apposta per lui; ogni sua apparizione è vista con timore da ciascun componente della numerosa prole, dalla governante (Una O'Connor) e persino dal cane che, intimorito, scende dal letto di Elizabeth per accomodarsi nel sua cuccia, mentre viceversa ogni suo congedo è salutato con sollievo da tutti.
Tra slanci poetici e amorosi, sorrisi, lacrime, trasgressioni, dure punizioni e clamorose fughe si arriva al finale, che altri non può essere che lieto, in una pellicola dalla patina retrò.
Voto: 7 (v.o.).
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