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Scanners

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su Scanners

di supadany
8 stelle

Un David Cronenberg prima maniera e come tale assolutamente prezioso, come tutta la sua produzione del periodo, originale, almeno in corrispondenza del suo anno di genesi, inquietante in crescendo, tanto da stordire e mettere ripetutamente in un angolo lo spettatore con una cadenza che sa come amplificare gli aspetti che l’autore vuole rendere indelebili.

Gli scanners sono individui dotati di poteri telepatici capitanati da Revok (Michael Ironside) che ha intenzioni tutt’altro che pacifiche verso chiunque possa ostacolare la sua sete di potere, compresi i suoi simili che non collaborano con lui.

Tra questi c’è Vale (Stephen Lack) che si schiera contro di lui, prima di tutto cercando di capire cosa stia succedendo e non è per nulla facile visti i soggetti coinvolti.

Lo scontro frontale tra i due è inevitabile, ma per arrivarci Vale dovrà prima superare più di un ostacolo.

 

 

Quando un’opera è così ben siffatta può passare tanto tempo dalla sua realizzazione, ma non scade come effetto, risultando al più quasi profetica in relazione a diversi film venuti in seguito e comunque nei confronti di una situazione sociale incancrenita dove il male moltiplica le sue forme ricercando ogni forma di potere senza porsi limiti etici ne umani.

In mezzo a questa situazione si trova catapultata la figura di Vale, sballottato da due fronti, invitato da entrambi alla collaborazione, messo continuamente in pericolo.

E se la costruzione, tra spiegazioni che inquadrano il campo d’azione rendendo chiaro ciò che deve esserlo (e lo stesso vale per i confini sfumati), ed azioni violente orchestrate non tanto per offrire una resa spettacolare ma per sottolineare le posizioni, è il gran finale l’anello di congiunzione che fornisce il senso ultimo a tutta la pellicola.

Il duello tra Revok e Vale parte dalle parole, che portano a galla forti verità ed obiettivi, per finire in uno scontro terminale, nel quale la risoluzione è di rarissima inquietudine, sottolineata, come il resto della pellicola, dalla colonna sonora firmata da Howard Shore capace di contrappuntare lo spartito narrativo e generare disarmo.

Strepitoso Michael Ironside nei panni di Revok, con ghigno inquietante al seguito, angosciante come il vociare altrui che si sovrappone nei meandri del cervello, per un film di genere che affonda le sue radici nelle sfumature dell’eterno duello tra il Bene e il Male e pure in quelle dei generi che si contaminano tra loro dando vita ad un’opera debordante, ma non arcigna e quindi accessibile anche ai non appassionati.

Raggelante.

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