Regia di Sydney Pollack vedi scheda film
Per il Sydney Pollack della prima fase di carriera, la crisi economica lede la dignità dell'essere umano, costringendolo a fare cose umilianti per sopravvivere.
Il film è ambientato nel 1932 durante la fase più acuta della grande depressione, dove oltre 1/4 del paese era senza un posto di lavoro e il resto del paese non è che avesse grandi speranze all'orizzonte.
Il regista mette in scena una maratona di ballo che si svolge in California, dove centinaia di coppie, tra cui una pessimista Gloria Beatty (Jane Fonda) e un vagabondo Robert Sylverton (Michael Sarrazin), si sfidano per vincere il premio di 1500 dollari e dare una decisiva svolta alla loro vita.
L'umanità che si sfida in quella gara di ballo è ampia e variegata, così come differenti e molteplici sono le loro motivazioni. Il ballo che dovrebbe essere un qualcosa di piacevole e divertente, a poco a poco con lo scorrere dei giorni e delle settimane si trasforma in un incubo terrificante da cui non ci si può sottrarre per chi lo pratica e divertente invece per gli spettatori che vedono dalle gradinate chi sta peggio di loro. La funzione della maratona di ballo è sociale prima che d'intrattenimento, così l'impresario-conduttore Rocky (Gig Young) s'inventa varie storie sul passato dei personaggi e sfide aggiuntive come se il tutto fosse un moderno reality show.
Chi ha possibilità economiche o comunque era lì solo per provare una sfida originale, dopo un po' molla; ma chi è mosso dalla disperazione e dalla fame prosegue giorno dopo giorno sino a che il corpo non di consuma per la stanchezza e la mente a poco a poco non collassa per una monotona routine fatta di solo ballo e pause di 10 minuti, sempre in questo posto chiuso che diventa sempre più opprimente.
Pollack usa anche accorgimenti tecnici derivanti dal montaggio; se i flashrorward di Sarrazin sono troppo estemporanei, non inseriti troppo bene e in fin dei conti abbastanza gratuiti, molto più riuscito è il montaggio delle attrazioni derivante dall'accostamento iniziale che il regista fa' tra un cavallo azzoppato abbattuto e gli esseri umani nella grande depressione, un'idea che sembra uscita dalle battute finali di Sciopero (1925).
Nelle situazioni di crisi siamo tutti dei cavalli che corrono all'impazzata per arrivare prima degli altri nella vita (la sequenza delirante della corsa, effettuata con delle riprese nervose e brevi, che immergono lo spettatore nella calca umana che molto ha in comune con una corsa di cavalli), senza però capire che in questo modo facciamo il gioco del sistema, il quale invece di fare drastiche riforme per migliorare le cose, incitano al fatto che se le cose vanno male nella tua vita, è colpa tua e non delle avverse condizioni sociali.
Ognuno affronta la vita in vari modi, c'è chi con abiti belli vuole darsi una parvenza di dignità, chi non sa' cosa fare nella vita, altri vogliono vincere umiliandosi a tutti i costi perché hanno bisogno di soldi e infine c'è chi si rifugia in un pessimismo cosmico senza via d'uscita cercando di vincere almeno una volta nella propria vita fatta solo di atroci sconfitte. In tutto questo nella sala da ballo la nostra protagonista (aspirante attrice) fa' a pezzi il cinema di Hollywood accusandolo di essere falso, astratto e totalmente scollegato dalla realtà (il regista Melvin LeRoy presente tra gli spettatori viene inquadrato in campo lunghissimo).
C'è qualche eccesso melodrammatico, il personaggio di Jane Fonda per come è scritto, risulta monotono nella sua litania a lungo andare ed il finale è forse messo in scena troppo ad effetto ed in modo teatrale, ma il pessimismo nero del regista risulta tutto sommato sincero e coerente con alcuni suoi film successivi ed il messaggio che la vita è dolore, risulta giustificato pienamente.
La pellicola ebbe bel successo di pubblico e ben 9 nomination agli Oscar (ma non quella a miglior film), tra cui regia, attrice protagonista (Jane Fonda perse clamorosamente per questioni di droga e perché si fece beccare in una base militare a distribuire volantini contro la guerra... un genio) e attore non protagonista (vinse Gig Young). Ad oggi resta il miglior film del regista forse e tra i più grandi esempi di film del periodo New Hollywood.
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