Regia di Sydney Pollack vedi scheda film
Attraverso una maratona di ballo che attrae le vittime della Grande Depressione, Pollack rappresenta una lucida e disincantata metafora delle spietate leggi dello spettacolo, che si reggono anche sull'attrazione morbosa del pubblico per la sofferenza e la morte.
Pollack mette in scena una metafora desolata delle spietate leggi dello spettacolo e dell’attrazione morbosa del pubblico per la sofferenza e la morte (gli spalti si riempiono man mano che la pista si svuota, occupata da ballerini sempre più stanchi). L’atmosfera falsamente festosa della maratona di ballo enfatizza l’illusorietà della gara, che attrae le vittime della Grande Depressione come un mezzo per sopravvivere o uscire da una condizione di vuoto e disperazione. In quest'opera corale spiccano i personaggi più cinici (Gloria Beatty, la dolente donna al capolinea interpretata da Jane Fonda e l’impresario Rocky interpretato da Gig Young, inflessibile nel far rispettare le ferree regole della maratona, corollari della legge suprema dello spettacolo “The show must go on”), ma va segnalata anche l’intensa prova di Susannah York, nel ruolo complesso di una donna dalla psiche fragile come un cristallo.
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