Regia di Sydney Pollack vedi scheda film
Nell’America della grande depressione, un branco di disperati insegue il sogno di vincere il premio di 1500 dollari in una maratona di ballo e intanto si accontenta di rifocillarsi gratis al buffet durante le pause. L’altra faccia dei musical con Fred Astaire e Ginger Rogers, che negli anni ’30 rappresentavano l’evasione dalla realtà: la danza come negazione di ogni grazia, tortura autoinflitta, abbrutimento collettivo. Più o meno tutti i partecipanti cercano di sopravvivere muovendosi fra l’esibizione di cinismo e la salvaguardia di un po’ di tenerezza; ma il vero spettacolo è il contorno, ossia il pubblico assetato di sangue e il presentatore che manipola la scena per renderla ancora più accattivante: una mostruosa anticipazione dell’attuale tv del dolore (quella di celebrare un matrimonio fra un’improvvisata coppia di concorrenti è già una trovata degna di Barbara D’Urso). Difficile fare preferenze in un cast simile, ma una menzione la merita Gig Young (premiato infatti con l’Oscar): è l’unico che, dal primo all’ultimo minuto, riesce a non mostrare il minimo barlume di umanità.
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