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Un fiocco nero per Deborah

Regia di Marcello Andrei vedi scheda film

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La recensione su Un fiocco nero per Deborah

di mm40
4 stelle

Come tanti altri suoi colleghi (di regia e di carriera improntata al 'genere'), Marcello Andrei ha licenziato una manciata di titoli e quasi tutti nel corso dei prolifici anni '70, durante i quali il cinema italiano visse di quantità molto più che di qualità. In realtà le qualità ad Andrei non mancano: Un fiocco nero per Deborah è una curiosa scopiazzatura di Rosemary's Baby di Polanski (1968, quindi pure in netto ritardo) aggiornato alle atmosfere e alle tematiche dell'Italia del 1974, ovvero al thriller psicologico portato al successo di critica e pubblico, in quegli anni, da Dario Argento. Nel Fiocco nero mancano i nomi di richiamo sulla locandina e in effetti si vede: non impressiona granchè la protagonista Marina Malfatti, nè può dirsi felice la prestazione del co-protagonista maschile, l'americano Bradford Dillman. E se la storia (sceneggiatura scritta dal regista, da Giuseppe Pulieri e da Piero Regnoli) funziona, compreso il prevedibile ma ad ogni modo inquietante finale, comunque le frequenti dilatazioni della narrazione che Andrei inserisce a forza, alla lunga disturbano; in particolare sembrano eccessivi i momenti di ralenti o di proiezione fantastica/onirica sottolineati dall'ingresso di musiche extradiegetiche che contribuiscono a spezzare la linearità del racconto (colonna sonora, pur non disprezzabile, di Alberto Verrecchia). 4,5/10.

Sulla trama

Deborah non può avere figli ed è disperata. Un giorno scopre di avere la capacità di presagire eventi funesti. Cresce in lei l'inquietudine, come cresce un inaspettato bambino; ma il dottore rassicura il marito: è soltanto una gravidanza isterica.

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