Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
"Break up" è la versione lunga, adesso restaurata e presentata alla mostra di Venezia del 2016, del corto "L'uomo dai cinque palloni" di Marco Ferreri, inserito all'epoca della sua uscita nel film a episodi "Oggi, domani e dopodomani" dal produttore Carlo Ponti, insoddisfatto del risultato.
Anni fa vidi "L'uomo dai cinque palloni" e lo trovai un corto interessante soprattutto per la tematica dell'alienazione dell'individuo nella società italiana del Boom, che anticipa in maniera evidente gli spunti narrativi che poi saranno alla base di opere come "Dillinger è morto". Tuttavia, lo sketch risultava chiaramente incompiuto, risentendo in maniera negativa dei tagli, dunque probabilmente non giudicabile, mentre questa versione restaurata ci porta l'opera nella versione più vicina al suo concepimento, dunque è assolutamente da preferire. Ferreri è stato uno dei primi e probabilmente fra i migliori cronisti cinematografici di una inquietudine esistenziale che qui porta un industriale dolciario ad interrogarsi ossessivamente su quale sia la capacità massima di un palloncino di essere gonfiato prima di scoppiare, quesito che pone a gente comune e ad ingegneri, ricevendo come risposta anche un sonoro "Ma chissenefrega", ma che per lui resta dolorosamente essenziale. È un film soprattutto di interni, una sorta di tragedia filtrata dalla consueta deformazione grottesca, un ritratto maschile che ricava una inedita incisività dall'interpretazione di Marcello Mastroianni, qui alla sua prima e forse più significativa collaborazione col regista, almeno in termini di recitazione. Ricco di osservazioni acute sul piano sociologico e sul rapporto uomo/donna in una fase di transizione importante della società italiana, il film porta avanti con bravura un tema che avrebbe potuto perdersi in una banale barzelletta, e che fa riflettere su quali pieghe sinistre possa prendere l'ossessione di avere un controllo totale sulla realtà. Oltre a Mastroianni, buono il contributo di una Catherine Spaak giustamente sexy, testimone quasi esclusiva dell'alienazione del fidanzato, ma non mancano alcuni momenti che sanno un po' di riempitivo, compresa una parentesi con la figlia quattordicenne del portiere con cui la Spaak improvvisa un discorso vagamente sessuale che risulta un po' morbosetto. Dai punto di vista spettacolare le sequenze di maggiore impatto risultano sicuramente quelle in discoteca, con una lussureggiante fotografia a colori, dove il personaggio di Mastroianni confronta la sua alienazione con i fantasmi del consumismo sfrenato, con alcuni momenti "distruttivi" che ricordano in effetti certe scene di "Hollywood party", anche se, data la travagliata lavorazione del film di Ferreri, non saprei dire se queste scene sono state girate prima o dopo.
Nel complesso un film ancora assai valido, non un capolavoro come Dillinger o La grande bouffe, ma siamo su un ottimo livello.
Voto 8/10
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