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Il laureato

Regia di Mike Nichols vedi scheda film

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La recensione su Il laureato

di Antisistema
8 stelle

Se pensiamo al panorama filmico americano del 1967; non possiamo pensare subito a due titoli che hanno segnato l'inizio della New Hollywood; il primo è Gangster Story di Arthur Penn, mentre il secondo è il Laureato di Mike Nichols. Se il primo lo trovo uno di quei capolavori totali della storia del cinema, il secondo è più un cult emblema di un'epoca e di una generazione che un capolavoro vero e proprio. Quello che sto cercando di dire è che sostanzialmente lo trovo un film concettualmente pò datato, poichè cha scelto di  cavalcare l'onda del suo tempo seguendo i gusti del pubblico giovanile e contestatario dell'epoca.

Concordo sia con Roger Ebert, con Mereghetti che con Morandini i quali concordemente lo valutano con 3 stelline. Con rara lucidità, Roger Ebert ha scritto nella sua recensione di questo film, che se visto al giorno d'oggi, sembra disotterrare una capsula del tempo e trovarvi all'interno una serie di oggetti di quel periodo tra cui questa pellicola.

La pecca (se questo film ne ha) a mio avviso sta nel fare un discorso prettamente individuale. Nichols ci tiene fuori da tutto e da tutti, la prospettiva adottata è quella di Benjamin, ma siamo asfissiati e rinchiusi nel suo piccolo ed incoerente punto di vista da giovane trasgressivo che se ne frega della morale.


Non è difficile per un giovane immedesimarsi nei problemi di Benjamin, qualsiasi studente di liceo o universitario sano di mente è un pò spaventato e intimorito dal futuro, ma di certo trovo molto pretestuoso per come l'argomento della crisi d'identità in un mondo mutevole sia affrontato. Miss Robinson (con piacere faccio la conoscenza di Anne Bancroft da giovane; molto brava nel ruolo. Non è una bellezza stratosferica, ma risulta perfetta nell'interpretare questa borghesuccia insoddisfatta dalla vita coniugale con un marito sposato per convenienza; l'avevo vista precedentemente  solo in ruoli minori in Elephant Man e Verso il Sole. Peccato abbia fatto sempre meno film dopo il Laureato... e dire che aveva il viso giusto per poter interpretare parti di rilievo in bei film nella New Hollywood e lasciare anche lì il segno), è una valvola momentanea di sfogo, un modo per scaricare la propria ansia e insoddisfazione verso una vita che è divenuta pura noia. Benjamin tra una notte di sesso e tanti vagabondaggi sembra non trovare mai un punto fermo dove poter finalmente trovare pace dalla propria irrequietudine. L'acqua è un simbolismo interessante (quando incontra Miss Robinson in camera sua , è inquadrato attraverso la vasca dei pesci, con la muta da sub si isola nell'acqua); una sorta di ventre materno in cui rifugiarsi da tutto e da tutti ed isolarsi dal mondo e non sentire gli adulti e le loro domande del cavolo sul futuro, l'avvenire, la sistemazione, la ragazza etc... in effetti si capisce perché i giovani dell'epoca si siano ammassati in massa al cinema e nonostante tutto il film ancora oggi ha ancora qualcosa da dire.
Il problema è che il troppo storpia, perchè Nichols cerca di fare un frullatore di roba con troppi ingredienti inseriti in esso; crisi d'identità, paura di affrontare il mondo, mogli borghesi insoddisfatte, genitori invadenti, echi contestatari, maschere familiari etc... con il risultato di riuscire.a trattare bene metà delle cose, lasciando cadere tutto il resto, essendo troppo preso dai suoi tocchi e virtuosismi visivo-estetici atti ad urlare alla platea critica che per il suo estro visivo spiattellato in faccia palesemente, vuole l'oscar assolutamente (e infatti sarà accontentato dall'Academy). Tutto questo purtroppo và a discapito del tema narrante che da universale, finisce con il personalizzarsi troppo e divenire quindi scarsamente incisivo e poco interessante nel farci un discorso sociale che possa per la gran parte trascendere la sua epoca. 


Oltre a ciò, vi si riscontrano delle contraddizioni narrative di fondo che sono dovute al fatto che è un film sospeso tra due anime (cinema classico e New Hollywood), verso le quali non sà bene come indirizzarsi. E' un bene che il protagonsita Benjamin sia irrequieto, però questo non significa che si comporti ad un certo punto alla cavolo senza un minimo di criterio logico. Sostanzialmente dovremmo ad un certo punto comprendere un ragazzo, che francamente non si può e non vuole neanche essere compreso. Il modo con cui sono affrontati i suoi dubbi, risulta essere troppo da approccio individualista; Nichols sembra che lanci la pietra e poi nasconda la manina nel suo voler porre continue antitesi (come a voler porre rimedio al comportamento inizialmente immorale del suo protagonista) e alla fine non si capisce pienamente in cosa consista la tesi di fondo del film. Prima si trasgredisce continuamente la morale comune con questa relazione incresciosa, poi vuole un matrimonio tra il nostro Benjamin e la figlia di Miss Robinson (e non si sa il perché e fatico a comprendere anche a più visioni), poi mette la situazione in un punto talmente critico che è impossibile riparare e poi se ne esce con un lieto fine sfumato (ma aperto e su un pulman che vaga per la strada, perché si sà... siamo alternativi) volendo dare un colpo al cerchio e un altro alla botte... in sostanza il problema del film è che seppur questo Benjamin sembra essere diventato l'emblema del rivoluzionario sessantottino, il film a livello tematico di certo non ne vuole fare uno spirito libero rivoluzionario. 
In sostanza dopo aver distrutto ogni costrizione morale (e anche religiosa con la scena in chiesa ed il crocifisso usato come oggetto per sbarrare la porta), sembra poi ripiombarci dentro... o forse no... si lo so che voi che leggerete la mia recensione troverete questo mio modo di scrivere farraginoso, logorroico e un pò confuso... ma è proprio il sostrato tematico del filmico del Laureato ad essere gestito in questo modo schizzofrenico.

A differenza di Gangster Story che collocherei pienamente nella New Hollywood, questo Laureato soffre il fatto che è un film che risulta essere in sospeso tra due epoche; non è più vecchio per vari motivi (regia estrosa, attore di nuova generazione come Dustin Hoffman, montaggio interessante, trasgressione a ogni morale USA etc...), ma non è neanche pienamente nuovo (rinnegare i vecchi valori per costruirne di nuovi o comunque cercare di farlo, contraddittorietà dei personaggi e della sua tesi di fondo etc...).


Comunque sia ho capito perché è considerato un classico. Non lo considero un capolavoro (ma un buonissimo e forse anche ottimo film si), ma vorrei rivederlo ancora una volta prima o poi, perché nonostante tutto è un film che ha interessanti messaggi da dare ancora oggi dopo decenni e diciamocela tutta... tanti noi giovani sotto sotto piacerebbe prima o poi nella vita una situazione del genere. E dopo questo inno alla trasgressione voglio comunque rivolgere un invito di certo meno trasgressivo ma più concreto e borghese, a dedicarsi comunque alla visione di questo film, poichè per chi ama il cinema, al di là della sue effettiva qualità, è importante poichè ha dato il via ad un movimento cinematografico chiamato New Hollywood di durata quindicinnale e che ci regalerà numerosi registi talentuosi (ancora oggi in attività seppur anzianotti) e capolavori filmici.

 

Dustin Hoffman, Anne Bancroft

Il laureato (1967): Dustin Hoffman, Anne Bancroft

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