Regia di Mike Nichols vedi scheda film
Non ho intenzione di nascondere che, per una persona giovane come me, che del sessantotto e delle lotte sociali della generazione che l'ha vissuto ne sa ben poco, riuscire a comprendere appieno un film come Il laureato è un'impresa davvero complicata.
Detto questo, per quanto, presa visione della pellicola, abbia finalmente compreso quali furono le ragioni che la resero così scandalosa agli occhi dei ben pensanti che popolavano l'America di quegli anni, questo film di Mike Nichols, che, ad oggi, risulta essere una pellicola dalla castità quasi imbarazzante, diventa un film che un lurido profano come me non può che giudicare appena più che sufficiente, vista la totale assenza di una storia sinceramente interessante da seguire.
Dustin Hoffman, giustamente consacrato come un attore profondo e in grado di trasmettere sensazioni vere, si muove comunque goffamente da una parte all'altra dello schermo, mentre l'ossessiva presenza delle musiche dei pur brillanti Simon e Garfunkel diventano una nenia soporifera che accompagna scene lente e prive di vera anima, che, per lasciare il giusto spazio alla scissione psicologica del protagonista, sono caratterizzate da un impenetrabile silenzio che non fa che provocare ripetuti sintomi di pesantezza alle palpebre.
Tutto ciò che si riesce a scorgere in questo film è ciò che effettivamente il regista non lascia mai vedere, riuscendo perfettamente nel progetto di scandalizzare rimanendo nell'ambito della correttezza morale, ma, proprio per conseguire tale obiettivo, non riuscendo a coinvolgere più di tanto l'interesse dello spettatore che, viste le prime scene, già comprende che lo spettacolo al quale si sta apprestando ad assistere sarà una lunga esposizione di una serie di simboli del benessere sociale dell'alta borghesia (e mi riferisco in particolare all'ostentata Alfa Romeo Spider che ben pochi giovani potevano permettersi) che sembra pagare e appagare fino all'inverosimile, in quanto non possiamo certo dire che al nostro Benjamin Braddock vada male qualcosa.
La storia segreta tra Ben e la signora Robinson si rompe magicamente quando, con un colpo di scena preannunciato fin dai titoli di testa, il nostro conosce la bella Elaine, che fin da subito sarà ovvio riuscirà a salvare da un matrimonio combinato che a nessuno pare stare bene, mentre l'originale benevolenza della maligna signora di mezza età sedotta (o seduttrice?) e abbandonata, diventa improvvisa rabbia omicida come se non fosse stata lei la causa di tutto caos che si è venuto a creare.
Per quanto, insomma, ritenga che sia più che giusto, considerato il contesto nel quale è nato, che un film del genere sia passato alla storia per il suo tema scandaloso e per la comunque ottima interpretazione dei vuoti personaggi da parte di attori dal calibro eccelso, è la noia a inficiare l'intero progetto, diventando sentimento dominante dalla prima all'ultimissima scena.
E, intanto, Simon e Garfunkel continuano a cantare…
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta