Regia di Lewis Collins vedi scheda film
Una signora mi raccontò della sua visita a Berlino (mi pare), e di alcune nuove costruzioni nel cuore della città. Mi disse di essersi raramente sentita oppressa come in questa occasione. E fece il paragone con alcune costruzioni presenti in America che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto darle la stessa sensazione. Secondo lei, la differenza stava nello spirito con il quale sono stati costruiti questi edifici, quelli americani esprimerebbero uno spirito più positivo, pieno di speranza (non necessariamente a ragione).
Ci sono alcune cose in questa pellicola (che FilmTv definisce giustamente "Western di serie B per appassionati enciclopedici") che mi sembrano avvalorare la tesi di questa signora.
Gli elementi presi ad uno ad uno, possono anche essere spregevoli: la colonizzazione di una terra selvaggia, la definizione degli indiani quali cattive ombre rosse, la lode agli allevatori quali self-made men, la storia di uno dei quali è il soggetto de I violenti dell'Oregon.
La semplicità del racconto è esemplare: Jim Kirk (William "Wild Bill" Elliott, uno dei miei cowboys preferiti e osservante dei dieci comandamenti) e l'amico Andy (Myron Healey) si dirigono verso l'Oregon per comprare una mandria di manzi che permetterà loro la creazione di una nuova razza incrociata, ma Andy è d'accordo con una banda di razziatori di ucciderlo e derubarlo della mandria durante la via del ritorno. Durante il tragitto verso l'Oregon, vengono assaliti dagli indiani, e se Andy riesce a sopravvivere lo deve al coraggio dell'amico, per cui i dubbi cominciano ad assalirlo sulla bontà dei suoi progetti di tradimento. Viene curato nel ranch di un agricoltore dove vive con la figlia Gail (Phyllis Coates). Acquista i suoi capi di bestiame, e decide di tornare verso casa, insieme all'agricoltore ed alla figlia che hanno deciso di smetterla con la vita da zappaterra.
C'è una scena che ho gradito molto nella sua semplicità, perfino ingenuità, ma che considero veritiera: dopo che tutti si sono rifiutati di fargli da mandriani per il viaggio di ritorno nel Wyoming bollandolo come "pazzo", Jim decide di entrare nel saloon dove si ritrovano tutti tipi loschi e sospetti fuorilegge, come ultima riva per radunare degli uomini, e l'agricoltore lo sconsiglia. Ma lui rivive mentalmente una sua avventura dove per poco non veniva ingiustamente imprigionato per un delitto non commesso, e decide di entrare lo stesso, perchè forse proprio li' potrebbe riuscire a trovare i suoi uomini. Ed infatti, li trova, non prima di uno scontro a pugni col loro capo sospettoso che possa trattarsi di un tranello per spedirli in gattabuia, che però alla fine conviene "nessuno ci aveva parlato cosi' prima", cioè considerandoli degli esseri umani che possono riscattarsi. Per questa scena - ben diversa dall'inumana idea di Quentin Tarantino (nome che mi dispiace di fare in questo contesto, come se lo sporcasse) dell'incisione sulla fronte del "segno della vergogna" ai nazisti (te lo dico dal profondo del cuore, Quentin, poche persone sono riuscite a farmi schifo quanto me ne fai tu) - e per altre, quale quella in cui Jim, franco e tutto di un pezzo (per la rabbia di molti), dice ad Andy che lo ricompenserà per la sua opera.
Insomma scene traboccanti buoni sentimenti e lealtà (cose che oggi fanno schifo), il film mi ha disposto positivamente l'animo.
Ma si', elenco gli insopportabili 10 comandamenti del cowboy, che Dio dettò a Gene Autry, dopo essergli apparso nel Grand Canyon, e che faranno rivoltare lo stomaco a qualcuno:
1. Un cowboy non approfitta mai di un vantaggio sleale, anche nei confronti di un nemico.
2. Un cowboy non tradisce mai la fiducia.
3. Un cowboy dice sempre la verità.
4. Un cowboy è gentile con i bambini piccoli***, le persone anziane e gli animali.
5. Un cowboy non ha pregiudizi razziali o religiosi.*
6. Un cowboy è pronto al soccorso e quando qualcuno si trova in difficoltà tende una mano.
7. Un cowboy è un buon lavoratore.*
8. Un cowboy è pulito nella persona, nel pensiero e nella parola.
9. Un cowboy rispetta le donne, i genitori e le leggi del suo paese.*
10. Un cowboy è un patriota.***
Che schifo, eh?
(A onor del vero, c'è qualcosa che non piace neppure a me, nel sacro decalogo, e l'ho evidenziato con uno o tre asterischi, a seconda di quanto non mi piace, e se un cowboy non li rispetta è lo stesso un buon cowboy).
Sull'interpretazione di Wild Bill Elliott
Altri non sono che il tuo fedele servitore, o mitico!
Sull'interpretazione di Phyllis Coates
Sta bene col cappello da cowboy.
Sulla colonna sonora
Credo sia stata rifatta, ma i titoli non sono chiari nel dire come.
Altri non sono che il tuo fedele servitore, o mitico!
Sta bene col cappello da cowboy.
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