Regia di Norman Jewison vedi scheda film
Sofisticato film di Jewison in perfetto equilibrio fra heist-movie e commedia romantica che vede come protagonisti, nemici e amanti, uno stracool Steve McQueen all’apice della carriera nel ruolo del banchiere moralista, ricchissimo e donnaiolo opposto ad una altrettanto affascinante Faye Dunaway nella parte dell’investigatrice della compagnia assicurativa che viene chiamata in causa dalla polizia di Boston per risolvere un intricatissimo caso riguardante una rapina congeniata alla perfezione dal suo insospettabile artefice, che però non partecipa direttamente all’azione ma muove le pedine dalla sua scrivania attraverso il telefono.
Dopo la bella copertina corredata dalla vorticosa canzone di Michael Legrand “Windmills of your mind” vincitrice di un Oscar strameritato e splendida come la soundtrack composta da brani jazz, assistiamo all’introduzione di due personaggi agli antipodi nella storia: da un lato il simpatico Jack Weston, che nella faccenda avrà il semplice ruolo di autista incaricato per la consegna del malloppo, dall’altro McQueen, ovvero Thomas Crown, che gli punta un faro addosso per non farsi vedere in viso mentre gli propone l’affare; con questa semplice trovata Jewison ci da una chiara indicazione su come poter inquadrare Thomas Crown, un personaggio misterioso, indecifrabile, di poche parole, che vive la sua vita dividendosi fra la direzione della sua banca e posti esclusivi, fra attività sportive e belle donne.
Jewison voleva per questo ruolo elegantissimo ed affascinante l’attore che negli anni sessanta aveva incarnato al meglio tali caratteristiche ovvero Sean Connery, ma l’allora richiestissimo attore scozzese rifiutò l’offerta, una decisione di cui in seguito si pentì poiché è fuori dubbio che era perfetto per recitare questa parte.
Da quel rifiuto nacque l’interessamento di McQueen per il personaggio, lui che era sempre stato selezionato per raffigurare uomini di origini umili intravide in Thomas Crown l’occasione per dimostrare di essere un attore a tutto tondo, capace di rendere credibile anche un uomo che era cresciuto nel lusso e si era guadagnato una laurea in economia, riuscì nell’impresa in maniera egregia, si impegnò tantissimo studiando giorno e notte la parte, perfezionando la sua dizione, imparò anche a giocare a polo tanto che Jewison che lo conosceva dai tempi di “Cincinnati Kid” gli affidò la parte con grande soddisfazione sua e mia visto che considero questa prova del grande Steve se non la migliore almeno nella top five visto che il suo talento ed i suoi movimenti misurati sono disseminati dall’inizio alla fine della pellicola: la partita a golf, le evoluzioni con l’aliante, la corsa in spiaggia con il dune-buggy, la sauna con la Dunaway in cui gli fu fatta indossare erroneamente una catenina, la sequenza della partita di Polo in cui lo split-screen esalta sia gli aspetti tecnici del gioco sia la fisicità del King of cool.
Un discorso a parte merita la scena più famosa dell’intero lotto che per anni ha detenuto il record del bacio più lungo mai filmato, mi riferisco alla partita a scacchi, più che mai simbolica ed erotica tra McQueen e la Dunaway che Jewison ha reso meravigliosa frammentando l’azione con riprese alternate dei contendenti, dei singoli pezzi accarezzati in maniera sensuale, riprendendo il tutto dall’alto o concentrandosi sugli sguardi, dimostrando ancora una volta di essere un regista di classe sopraffina, eccelso in ogni fase del film making: scrittura, direzione e montaggio.
Il talento di Jewison è uno dei punti di forza di “Il caso Thomas Crown”, che venne e viene anche oggi criticato per l’uso intensivo dello split-screen in special modo nella scena chiave della rapina, ma io personalmente non ho avuto mai niente da ridire su questa tecnica troppo frettolosamente accantonata, la ritengo invece molto efficace soprattutto se utilizzata per descrivere come nel caso in questione una azione che coinvolge simultaneamente più luoghi e più persone che convergono verso uno stesso punto per cui considero “Il caso Thomas Crown” un film meraviglioso, molto in anticipo sui tempi rispetto al periodo in cui fu realizzato, se devo fargli una critica punterei il dito sul poco spazio dedicato a chiarire gli intenti che spingono Thomas Crown a rapinare la sua stessa banca pur essendo ricchissimo, ma non è certo un dato rilevante dato che tale spiegazione, anche se in maniera un po’ fugace, ci viene fornita durante lo sviluppo della trama ma non sarò certo qui io a raccontarvela, come non vi racconto il finale della storia, fra Steve e Faye intendo, posso solo dirvi che quando Jewison propose la Dunaway per il ruolo di Vicki Anderson McQueen non ne era per niente entusiasta, lui stesso l’aveva ribattezzata “Damn Fadeaway” che suona come “Cavolo sparisci" ma si ricredette presto e la dimostrazione sta tutta nella scena del bacio dove le due star sembrano risucchiarsi.
Sarà andata così anche nella realtà fra loro?
Superba con degli adeguatissimi brani jazz e la gemma "Windmills of your Mind" densa di immagini circolari.
Jewison è un regista eclettico e geniale. Questo film è uno dei suoi tanti bellissimi.
L'ennesima dimotrazione della sua classe cristallina in un ruolo per cui nessuno lo riteneva adeguato.
Fantastica ed elegantissima Faye e l'affiatamento con Steve c'è eccome.
Molto bravo nel ruolo del poliziotto incaricato ufficialmente di risolvere il caso.
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