Regia di Orson Welles vedi scheda film
Romanzone con morale. Nonchè film piuttosto problematico, in quanto vive costantemente il dubbio su chi abbia girato quale scena; Welles lo disconobbe dopo i tagli e le aggiunte (molti di più i primi) posti con la forza al suo lavoro, da parte della produzione. Eppure il risultato non è male lo stesso: grande fotografia, che rende al meglio negli interni (seguendo del resto la scia di Quarto potere), ottimi gli attori, un'opera - insomma - bella da vedere. Ma, sia detto con una punta di rammarico, un po' noiosetta: spesso sono i dialoghi a farla da padrone e la cosa un po' rallenta il ritmo. In tutto questo c'è pure una parabola sul progresso, salvezza di chi lo comprende e lo abbraccia, così come maledizione per chi lo rifiuta o non riesce ad avvertirlo. Il giovane George Amberson è l'egocentrica sfrontatezza giovanile che non si cura delle proprie radici e finisce per doversene pentire amaramente.
Fine 1800. Il declino della famiglia degli Amberson; la madre, rimasta vedova, vorebbe risposarsi con un uomo malvisto dal figlio, l'industriale Morgan. I debiti rovinano gli Amberson, la madre soccombe sola e muore, il figlio rimane con la zia che chiede solo di essere ricoverata in ospizio; il ragazzo ha quindi un incidente stradale che lo gambizza e capisce la sua stupidità. Morgan accorre però in suo aiuto.
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