Regia di Orson Welles vedi scheda film
Di Quarto potere Borges aveva detto che era un film geniale. Avrebbe potuto ripeterlo anche per L’orgoglio degli Amberson, un’opera di stile classico e composto che segue e vanifica il barocchismo di Citizen Kane.
A Truffaut il film fa l’impressione di una lezione di modestia (200 piani sequenza contro i 562 di Citizen).
Orson, il giovane prodigio (appena 26enne) sente che deve distanziarsi dal prepotente bisogno di narcisismo che nel film precedente lo poneva al centro della storia di Kane. Tra l’altro va ingrassando e continuerà fino all’identificazione fisica ed esibizionistica con Falstaff.
Finalmente protagonista è il longilineo Joseph Cotten. In Amberson Welles si discosta dalla story, diventa egli stesso lo speaker, narra, accompagnato da un valzer (di Bernhard Herrmann) lo splendore e la caduta di casa Amberson nell’anno 1873. È il tema, caro a Welles, della decadenza, della corruzione fisica, dell’effimera labilità delle grandi passioni che si accompagnano alla giovinezza e alla stessa maturità. Quelle passioni vengono ridotte a balbettii della memoria o all’erezione di monumenti del passato dalle architetture burocratiche (Xanadu in Citizen, il museo Tatcher in Amberson). L’eternità appartiene solo al denaro, alla merce (la trasparenza del capitale). Il tempo del capitale è l’eterno ciclo della produzione che ne garantisce la ripetizione e la durata. I1 tempo della vita degli Amberson è invece corruttibile, è ciclico solo nel perdurare delle generazioni che tramandano le stesse passioni e gli stessi riti. In Citizen il tempo biologico inesorabilmente avvia alla morte Kane; in Amberson le vittime del tempo sono due generazioni, fino all’esito del non-ciclo nel Processo dove il tempo è bloccato, sospeso, teso a raccontare lo scacco esistenziale a testimoni inesistenti del tempo. Nel Processo la vergogna supererà nel tempo la stessa morte di K. e Welles entrerà in antagonismo con il tempo in Storia Immortale, un tentativo di attualizzare il ciclo della storia (come una parabola orientale) attraverso la favola che i marinai si raccontano (come Marlow e i marinai, di Conrad).
Welles e i navigatori moderni hanno perduto la sfida, il tempo si è perduto: Proust, Mann, Joyce e Musil narrano dei tempo negato. Il tema del tempo è uno, anzi uno dei tanti modi di approccio all’opera di Welles.
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