Regia di Mark Robson vedi scheda film
Il film è chiaramente diviso in due tronconi, che stentano a trovare un loro equilibrio all'interno dell'opera di Robson. La prima parte, che si conclude con la partenza della portaerei dalla rada nei pressi di Tokyo, punteggiata dagli exploit buffoneschi di Mickey Rooney, è didascalica e subdolamente propagandistica. È tutta tesa a far digerire alla fedele mogliettina (Grace Kelly) del protagonista (William Holden) - e, di conseguenza, allo spettatore medio americano - le buone ragioni della Guerra di Corea. Episodi patetici e buffoneschi si susseguono senza soluzione di continuità: ci si mette anche l'ammiraglio (Fredric March), che ha perso in guerra un figlio e lo rivede proprio nella figura del pilota di cacciabombardieri Brubaker.
La seconda metà del film prende corpo e anima di ottimo cinema bellico, lasciando spazio a riprese aeree di rara efficacia e ad un breve combattimento terrestre - quasi da guerra di trincea - che meritoriamente (anche se il sospetto della propaganda fa di nuovo capolino) rifugge da qualsiasi consolatorio lieto fine. Anche nelle cosiddette «guerre giuste», ovunque combattute, si muore eccome.
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