Regia di Richard Quine vedi scheda film
Nella sequenza del processo il film si solleva da un tono di generale lentezza e di comicità sorpassata come gli elettrodomestici che allora sembravano all'ultimo grido. Qua e là colpisce qualche spunto di satira dell'american way of life, così come non passano inosservate alcune felici battute affidate all'avvocato di Eddie Mayehoff e al maggiordomo di Terry-Thomas, ma il complesso non è così divertente come ci si sarebbe potuti aspettare (e del resto Quine non è nemmeno lontano parente di Billy Wilder). Perfino Jack Lemmon sembra quasi sacrificato e poco libero di esprimere il proprio repertorio di buffoneria patetica. Quanto a Virna Lisi, pur bellissima, non era certo Marilyn né era americana né era abbastanza brava o abbastanza oca da potersi paragonare al mito. Alcuni aspetti del film infastidiscono un po', come la descrizione della mogliettina d'origine italiana (greca nella versione doppiata nella nostra lingua), secondo canoni di vieta misoginia e quasi di xenofobia, che impongono che la donna, per di più straniera, uscita da una torta come nelle feste di Al Capone, sposi il pollo, lo rimpinzi di unti e fritti e si spaparanzi davanti al televisore.
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