Regia di Norman Jewison vedi scheda film
Il dottor Gerald Boyer (James Garner) ha compiuto il miracolo. La sua facoltosa cliente, Mrs Fraleigh ed il marito hanno finalmente concepito un figlio dopo 20 anni di tentativi. Per festeggiare viene invitato, inaspettatamente, a cena a casa Fraleigh, in compagnia della consorte Beverly (Doris Day). Nell'occasione i coniugi Boyer hanno modo di conoscere il capostipite, il vecchio industriale milionario Tom Fraleigh (Reginald Owen). Costui, palesemente scorbutico ed eccentrico, non è minimamente interessato agli ospiti, bensì al nuovo spot che la sua azienda ha pagato per reclamizzare il prodotto di punta: il sapone "Felice". Dopo la diretta televisiva un commento di poco conto sul sapone Felice, da parte di Beverly, scatena un irrefrenabile entusiasmo nel vecchio imprenditore rimasto apatico difronte agli sforzi dei pubblicitari al proprio soldo. Tom Fraleigh decide l'insospettabile: sarà Beverly Boyer il nuovo volto dell'azienda con buona pace dei vertici e del ginecologo di famiglia. Nell'arco di una settimana la casalinga appassionata di conserve e frequentatrice del "club femminile" viene catapultata nello star system televisivo. La situazione per un po' regge per poi precipitare quando gli impegni tengono Beverly sempre più spesso lontana da casa irritando il consorte invidioso della notorietà della moglie. "Quel certo non so che" è una spassosa e ironica commedia diretta dall'allora 37enne Norman Jewison, ed interpretata da Doris Day che all'epoca era una tra le attrici più pagate dagli Studios e di maggior successo radiofonico. Doris Day è stata definita da qualche critico una femminista ante-litteram. Certamente era in grado di tener testa ai colleghi maschi davanti la cinepresa e lo dimostrano le innumerevoli pellicole che le valsero fama e danari, nelle quali interpretò donne di temperamento e notevole vitalità. Nel film di Jewison datato 1963 siamo ancora abbastanza lontani dai movimenti sessantottini/femministi che portarono le donne ad oltrepassare confini che sembravano inespugnabili pochi anni prima, ma va detto che la sceneggiatura di Carl Reiner prova a rimescolare le carte creando scompiglio tra i generi, almeno per buona parte del film, laddove inserisce tra le pagine quelle istanze, oggetto di lotta, quali il diritto della donna a lavorare, a guadagnare più del marito, a partecipare in modo sostanzioso alle spese familiari. Più di così, però, non si poteva onestamente pretendere ai quei tempi, per cui qua e là la sceneggiatura ci ripropone l'ideale classico di donna dedita alla famiglia (la stessa Beverly), alla maternità (la caparbia Mrs Fraleigh), all'onore virginale (la domestica Olivia). Ed è in particolar modo sul finale che il presunto femminismo dei personaggi della "fidanzata d'America" cala vistosamente le brache per accontentare il pubblico più tradizionalista e conservatore, ossia maschio, bianco, borghese. "E dove sono finiti i miei diritti di donna?" chiosa Beverly Boyer durante una sfuriata. "Sono cresciuti al punto da soffocare i miei diritti di uomo!" Le risponde il marito indispettito e ormai deciso ad utilizzare tutti i possibili escamotage per rispedire la moglie nel focolare domestico. La battaglia dei sessi è pronta e servita da Norman Jewison a suon di gag e situazioni improbabili ma divertenti a cui i bambini di casa assistono furbescamente attoniti. Vinceranno i pantaloni ancora una volta mi vien da dire, ma le basi sono ormai gettate per un futuro diverso per la parità di genere al cinema come nella vita. E per questo i film di Doris Day un po' di merito l'hanno avuto.
Tv 2000
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