Regia di Denys De La Patellière vedi scheda film
Introdotti da una briosa, energetica colonna sonora di Georges Garvarentz sui bei titoli di testa, e ben adatta allo schioppettante, survoltato Félicien Mézerey(forse ungherese come un altro francese ma nanetto, e poco divertente), un nevrotico e monomaniacale su profitto e vendite, "ricco, ricco, ma una volta povero, povero" commerciante d'arte, interpretato naturalmente dal mito Louis De Funès.
Singolare l'idea tra Roald Dahl, Ray Bradbury e Rod Serling, del dipinto di Modigliani tatuato(come da titolo originale) dallo stesso e quindi di altissimo valore, sulla schiena dell'assurdo, fanatico militarista ed ex colonnello legionario Conte di Montignac, alias Legran, ovvero Jean Gabin, che farà leva sull'interesse di un fantasticamente cinico e spregiudicato, bastardissimo impellicciato di volpe come Guido Nicheli a Cortina De Funès, per farglielo asportare con un intervento chirurgico per poi rivenderlo agli americani, onde farsi dare un pazzesco anticipo e avviare i lavori di ristrutturazione dell'avito castello di famiglia.
La regia sicura di un professionista di spessore e avezzo anche al drammatico come De La Patellière, assicura un buon ritmo generale, e la coppia De Funès- Gabin funziona, si complementa bene a vicenda, con il primo a sopravanzare nel comico ansiogeno di cui era un maestro a livello inarrivabile di modernismo, come nella irresistibile sequenza notturna di pioggia e cani da guardia, e del dormire militarescamente in tenda, per una sosta lungo il tragitto per arrivare da Parigi nel Pèrigord e al castello, con la Chenard & Walcker del 1920 di Montignac.
Tra i migliori e più ambiziosi nella moltitudine dei successi anni '60, di De Funès.
John Nada
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