Regia di Joris Ivens vedi scheda film
Breve documentario "atmosferico", con cui l'olandese Ivens riprende una giornata qualunque ad Amsterdam, fra i caratteristici canali, i tram affollati, le orde di impiegati muniti di ombrello per ripararsi dagli improvvisi scrosci d'acqua che piombano dal cielo, specialmente a quelle latitidini. Ovviamente, non c'è nulla di turistico nelle immagini di Ivens. Si potrebbe pensare al Vertov che scandagliava la quotidianità di una metropoli sovietica, nel suo manifesto teorico "L'uomo con la macchina da presa", ma in realtà siamo da tutt'altra parte. Niente "teoria dello sguardo", niente riflessione programmatica sulla natura del mezzo filmico; al bando i ritmi forsennati imposti dal montaggio "analogico", l'ossessione metaforica, la creazione di uno spazio-tempo puramente concettuale. Ivens sceglie piuttosto la strada di una sobria poesia, melanconica come una sonata romantica o come un brano cool-jazz, rimata come un poemetto a metrica libera. Incantano riprese come quella della folla filtrata da un vetro opaco e bagnato, o come quella che riflette persone capovolte nello specchio di una pozzanghera, ma non si creda che Ivens abbia voluto giocare con elementi diegetici per comunicare un qualche specifico significato. Siamo abbastanza lontani infatti anche dalle tentazioni impressioniste d'Oltralpe come da quelle espressioniste teutoniche, dall'effettismo volto a distorcere la realtà (e l'immagine) per ricavarne simboli. Siamo semmai più vicini alla scuola naturalista scandinava o al documentarismo britannico: Ivens conserva un'anima "nordica", un approccio trasparente alla materia visiva, poco propenso a forzature e capace di far risaltare la bellezza umile, intensa e sfuggente del singolo attimo, del particolare, del dettaglio colto indirizzando lo sguardo della mdp verso gli angoli normalmente trascurati dall'ottuso occhio dell' "uomo della strada". Non c'è nessun intento politico, sociologico, morale o estetico in questo breve ritratto di Ivens: solo il dolce e pigro perdersi nell'ipnosi di immagini di tutti i giorni, tanto banali quanto suggestive; solo l'impulso di assecondare un umore uggioso, ma privo di ansia. "Pioggia" non è una esibizione di idee o di tecniche. E non è nemmeno il ritratto di una città, ma di un mood: precisamente, "Pioggia" è quel mood.
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