Regia di Joris Ivens vedi scheda film
Registrare l'evento nel momento in cui accade è cronaca. Arte è, invece, cogliere l'attimo fuggente in cui l'evento temuto sta per accadere. Solo un grande documentarista della quotidianità, quale è Joris Ivens, può creare la tensione anche laddove il seguito è prevedibile e scontato, e riempire di emozioni anche il dopo, suscitando nostalgia per ciò che è stato. Questo film descrive il prima, il mentre e il dopo di un normale fenomeno naturale, mostrando come esso cambi l'aspetto delle cose e l'atteggiamento delle persone: la pioggia non è solo la caduta di gocce d'acqua dal cielo, ma è un insieme di indizi, di effetti collaterali, di immagini e situazioni che solo alla pioggia si possono riferire. In fondo il principio del cinema è proprio questo: ricostruire, nella mente dello spettatore, un racconto noto, facendolo sembrare nuovo; è come una storia già presente nella memoria, che le tracce visive impresse sullo schermo inducono a ricomporre ex novo, portandoci a riscoprirla, anzi, a riconquistarla, facendola sentire, infine, come totalmente nostra.
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