Regia di Joris Ivens vedi scheda film
In pieno fervore avanguardistico, l'olandese Joris Ivens, classe 1898, dopo un soggiorno di alcuni anni in Germania, tra Berlino (gli studi universitari di fotochimica) e Jena (il lavoro per la Zeiss), dove ebbe modo di entrare in contatto e respirare a pieni polmoni i fermenti più vitali dell'espressionismo tedesco, avvia, tra il 1927 e il 1928, la propria carriera di documentarista: il soggetto al centro di De Brug è un ponte semovibile di Rotterdam, costruito sulla Mosa, nei pressi del porto, l'anno precedente alla realizzazione del film, inquadrato da Ivens sia da lontano che con dettagli e primi piani, alternati con le immagini del passaggio delle navi e dei treni. Affidate al quasi contemporaneo Ètudes de mouvements le istanze cinematografiche più propriamente teoriche, concentrandosi in prevalenza sullo studio dei movimenti di macchina e della composizione delle inquadrature, Ivens lascia, invece, a De Brug il compito di analizzare le tecniche narrative del montaggio, in linea con il formalismo sovietico e le coeve sperimentazioni delle avanguardie documentaristiche, da Dziga Vertov fino a Walter Ruttman ("Al momento di iniziare il montaggio del film mi trovavo in un tale stato di tensione creativa da non avere il coraggio di prendere in mano le forbici. Lavoravo ogni notte con il fuoco e l'entusiasmo di un pioniere alla scoperta di un territorio ancora vergine", racconta Ivens nella sua autobiografia). L'andatura quasi danzante che il montaggio infonde alle immagini trasforma la narrazione in un tripudio sferragliante di acciaio e cemento, un'ode estasiata ai prodigi della tecnologia trasfigurata in sguardo di ammirazione, quello sguardo del cinema capace di trasformare un oggetto inanimato in una creatura pulsante di vita. L'anno successivo, con lo splendido Pioggia, Ivens porterà a conclusione questo suo primo periodo di sperimentazioni per poi lanciarsi in una nuova fase creativa, in cui saranno le istanze sociali e politiche a diventare tematiche predominanti nella sua poetica cinematografica.
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