Regia di Joris Ivens vedi scheda film
Aveva 29 anni Joris Ivens e lavorava ancora nel negozio di strumenti fotografici del padre, quando girò questo piccolo "documentario" della durata di appena 11 minuti. La sperimetazione pratica di un "dilettante" che sarebbe poi diventato straordinario uomo di cinema, per "studiare" e mettere a punto prospettive e movimenti, per familiarizzare insomma con la macchina da presa. Ivens "analizza" e scompone l'immagine del ponte mobile che unisce le due rive della Mosa a Rotterdam con una forma decisamente "avanguardistica" in conformità con quelle che sono le tendenze del periodo e non solo cinematografiche, ma anche pittoriche e letterarie. L'inizio di un importante tirocinio di breve durata si potrebbe dire, per acquisire la necessaria conoscenza (ed appropriarsene,) del linguaggio cinematografico, ancora espresso attraverso un formalismo astratto molto lontano dalla pregnanza delle tematiche politiche e civili che caratterizzeranno il suo percorso più "maturo e cosciente" ma che già fa intravedere molti tratti che prefigurano le qualità e il valore del suo autore. Uno studio accurato del sistema "cinema" potremmo definirlo allora, importante e fondamentale perchè è proprio quello con il quale Ivens inizierà a gettare le basi "tecniche" indispensabili per poi seminarci dentro le idee e sviluppare le "passioni" e gli interessi già prepotentemente emergenti anche in questa sua più acerba prova. Si lavora (e molto) sul montaggio (e i modelli ispirativi sono Ejzenstein e soprattutto Dovzenko); ci si sbizzarrisce "osando", per imparare a padroneggiare e piegare ai propri "voleri" le peculiarità degli obiettivi e le possibilità offerte dalla pellicola, "semplicemente" fissando (in maniera insolita) le imamgini in movimento del ponte e di ciò che ci passa sopra e sotto: un treno, una nave... con i gabbiani che volano sullo sfondo di un cielo quasi "disegnato".. i primi piani quasi "snaturati" degli ingranaggi delle ruote, dei movimenti delle travi.. dei segnali dei semafori... Un debutto di tutto rispetto, questo è certo e sicuro (e il "dopo" lo sta ampiamente a dimostrare).Potremmo concludere allora dicendo che il giovanotto prometteva davvero bene!!! e che le promesse sono state pienamente mantenute.
Definiamola (la trama, o meglio il suo "canovaccio narrativo) proprio con le parole dello stesso Ivens: "DA UNA PARTE VI ERANO I RAPIDI AMASTERDAM-PARIGI CHE SAETTAVANO ATTRAVERSO IL PONTE CON LE LORO MASSE DI METALLO NERO E DI FUMO BIANCO, DALL'ALTRA LE GROSSE E LENTE NAVI CHE PASSAVANO SOTTO. IL PONTE SI SOLLEVAVA CON PRECISI MOVIMENTI VERTICALI DI CONTRAPPESI, PROVOCANDO UN GRANDISSIMO NUMERO DI AZIONI DEI PIU' DIVERSI GENERI: RUOTE IN MOVIMENTO, CAVI OSCILLANTI, MASSE IN ASCESA" e questo è ciò che viene fotografato e reso fruibile in forma quasi astratta, ma già a suo modo matura.
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