Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Paul ha tutti motivi per essere soddisfatto di se stesso. A trentacinque anni è riuscito a rilevare l'albergo in cui lavora, a rimetterlo a posto e a farlo diventare una specie di paradiso per clienti che cercano pace e tranquillità. E poi ha convinto la bella Nelly a sposarlo e a dargli un erede; non solo, ma la donna si dimostra un'abile collaboratrice nella gestione dei turisti. Forse il punto è proprio questo: Nelly è troppo abile. E' affabile, scherza con i clienti, ha una parola per tutti. Un giorno, nel salone dell'albergo, assiste a luci oscurate alla proiezione di diapositive portate da un amico di famiglia. Paul li sorprende e da quel momento il suo equilibrio mentale ne esce sconvolto. I due non hanno fatto niente, ma ogni gesto di Nelly adesso viene interpretato da Paul come una sicura prova di tradimento. In un primo tempo lei sembra divertirsi di questa improvvisa gelosia del marito. Ma la situazione precipita e coinvolge anche il buon andamento degli affari, i clienti assistono turbati alle scene isteriche sempre più frequenti di Paul. La moglie convince il medico di famiglia a far entrare Paul in una clinica psichiatrica, ma i due devono ancora passare una notte insieme... L'inferno doveva essere l'ultimo film di Henri-Georges Clouzot (il regista di Vite vendute); nel 1964, dopo i primi ciak con Romy Schneider e Serge Reggiani, un infarto aveva impedito al regista di proseguire. Chabrol, esponente di punta della Nouvelle Vague, riprende il soggetto e ne fa uscire un film nervoso, sorprendente, bellissimo. Tutto rimane sospeso tra incubo e realtà, non sapremo mai se la donna ha o no tradito e come si sono svolte esattamente le cose nella loro ultima notte. Una storia d'amore intensa e struggente, con Emmanuelle Béart (già vista tra l'altro in Capitan Fracassa di Scola) che si conferma volto emergente del cinema francese.
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