Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Il soggetto è di Henri-Georges Clouzot, che negli anni '60 tentò di ricavarne un film, poi interrotto per motivi di salute del regista. Non sapendo (come e) cosa volesse tirarne fuori Clouzot, è difficile valutare l'effettivo impatto di questo Inferno ri-sceneggiato da Chabrol. Atmosfere cupe come quelle del delirio tutto racchiuso nella mente del protagonista, per un lavoro che inquadra le psicologie dei personaggi in maniera forse poco approfondita e per questo non riesce a dare il senso di claustrofobia, di tensione alla follia che la storia suggerisce. Tanta è l'indecisione di Chabrol che la storia si chiude 'sans fin', come recita la didascalia finale, ovvero con un finale talmente aperto da non generare quasi neppure curiosità: ormai sappiamo che Paul è irrecuperabile, è questa l'unica certezza di cento minuti di film. Brava - e innegabilmente bella - la Béart. 5/10.
La gelosia di un albergatore nei confronti della bella moglie si fa sempre più veemente ed aggressiva; l'uomo fa ricorso all'alcol ed anche ad un dottore...
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