Regia di Roger Donaldson vedi scheda film
«A che serve fuggire se non siamo insieme» diceva Doc a Carol nel capolavoro di Sam Peckinpah girato nel 1972. Ventidue anni più tardi l'incostante Roger Donaldson (sono suoi il discreto Senza via di scampo e gli scadenti Cocktail e Cadillac Man) torna sulle strade di fuoco che corrono verso il Messico in compagnia del romanzo di Jim Thompson, di Walter Hill, sceneggiatore del film originale e di questa nuova versione, del signore e della signora McCoy. La ballata anarchica d'amore e di fuga e di esilio volontario, di esplosione di violenza e di inseguimenti, di polvere e di alberghi desolati, di sradicati e di perdenti, di miraggi di libertà, in Peckinpah ha il sapore e l'energia tumultuosa di un pema cinematografico e le facce straordinarie, antiche di Steve McQueen e di Alì MacGraw. Il remake è violento, esasperato, incalzante d'azione, quando la sintassi degli avvenimenti si concentra sulle armi, sui muscoli tirati, sulle porte che nascondono l'avversario, sul passo accelerato di chi fugge: cede invece di schianto nelle parentesi sentimentali, nelle scene d'amore, nei generosi nudi della Basinger e del marito Baldwin. Le facce dei divi moderni sono, spesso solo inespressive e liofilizzate.
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