Regia di Wes Craven vedi scheda film
Per chi scrive, l'ultimo bel film di Craver, scritto sceneggiato e diretto dal regista ancorato agli anni 80 per stile ritmo e immagine. Dopodiché perso chissà dove a prendere in giro il genere, prima con Nuovo Incubo (anni 90 senza ombra di dubbio), film nel film che cancella l'orrore, l'incubo, da lui stesso creato nel decennio precedente, dopodiché Scream (1-2-3), antipaticissimo elogio al citazionismo, banalizzando praticamente tutto, che butta a terra un intero mondo horror.
Il suo cinema da cervellotico professore snob fece storcere il naso a qualche critico che per quanto mi riguarda non avevano tutti i torti. Eppure è da considerarlo un maestro, perché in fondo il genere lo ha cambiato, e se questa è un'esagerazione di sicuro un'impronta l'ha data eccome!
Nightmare, Il serpente e l'arcobaleno e questo La casa nera, sono i punti più alti della sua filmografia. Quest'ultimo, The People Under the Stairs - titolo originale, è il più politico e facilmente leggibile nel sottostrato sociale. Ricchi che accumulano denaro imbarbarendo i poveri. La coppia capitalista, razzista, Papà e Mamma, interpretati da Everett McGill e Wndy Robie (quelli di Twin Peaks) nel loro miglior ruolo, contro un ragazzino di colore, Brandon Adams, si, quello del video di Michael Jackson, all'interno di una casa dalle mura nere come la pece, fuori ma soprattutto dentro. Il finale che molti hanno trovato buonista per le corde del regista, lo trovo ottimo, con l'eplosione di libertà degli estromessi, degli esclusi, degli emarginati. Chi non vorrebbe poi una pioggia di denari?
Giustizia è fatta. E Craven finisce qui, per me.
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