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Ercole al centro della Terra

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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La recensione su Ercole al centro della Terra

di Donapinto
6 stelle

Dopo tre film diretti in co-regia non accreditati e il capolavoro gotico LA MASCHERA DEL DEMONIO, lo scaltro e talentuoso Mario Bava, si cimenta un po' a sorpresa nel Peplum, sottogenere popolare molto in voga nel nostro paese nella prima metà degli anni 60', traendo ispirazione dai modelli d'oltreoceano, senza naturalmente avere a disposizione le star e i budget di cui normalmente le produzioni hollywoodiane potevano disporre. Ercole, Maciste, Ursus e Sansone, erano gli abituali protagonisti di storie inserite in contesti biblici, mitologici e pseudo-storici, e che avevano come interpreti culturisti nostrani come il veneziano Kirk Morris (all'anagrafe Adriano Bellini, di professione gondoliere) oppure interpreti anglosassoni quali Steve Reeves, Gordon Scoth, Gordon Mitchel o come nel caso di questo lavoro il britannico Reg Park. Genere che ebbe vita breve (7-8 anni circa) senza lasciare un'impronta indelebile, come fu invece per lo spaghetti-western e il poliziottesco. Bava cerca comunque di dire e mostrare qualcosa di nuovo, contaminando inizialmente il mitologico con il fantasy e concludendo con l'horror gotico, genere a lui molto congeniale, con un Christopher Lee in una non certo inedita parte di "non morto". Purtroppo non tutto fila liscio. Aldilà di una vicenda di scarso interesse, In primis Bava dispone, tranne che per Christopher Lee, di interpreti mediocri. Alquanto goffi e non riusciti gli intermezzi umoristici affidati al personaggio di Telemaco interpretato da Franco Giacobini, come ingenui e rudimentali sono alcuni effetti speciali, come il carnevalesco gigante di pietra Procuste e l'altrettanto carnevalesco scontro che quest'ultimo ha con Ercole, e verso il finale quando i morti viventi escono volando dalle loro tombe, con tanto di cavo che li sorregge in bella vista. Bava riesce comunque a tenere in piedi la matassa con il suo mestiere e il suo indiscutibile talento visivo, creando scenografie e atmosfere oniriche e surreali di grande suggestione, con splendidi colori e giochi di luce, che altro non sono che il preludio ai suoi futuri horror. Effetti visivi che potranno apparire troppo kitsch o ingenui visti oggi, ma che secondo me confermano il genio di un cineasta in grado di realizzare molto con pochissimi mezzi a disposizione. Pellicola sostanzialmente non riuscita, ma meritevole di una visione, sia per i fans del regista, che per gli appassionati del Peplum.

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