Regia di Guy Hamilton vedi scheda film
007 deve fare i conti con una malvagia banda di afroamericani/haitiani (furbescamente chiamati con un altro nome). Moore come surrogato di Connery se la caverebbe anche e la canzone di McCartney è un pezzo di storia (anche se secondo me nel contesto non c'incastra veramente nulla), ma è impossibile non notare come i goffi tentativi d'infilare a forza le suggestioni della Blaxploitation abbiano portato ad un risultato semplicemente terrificante: in pratica tutta la pellicola è una gigantesca vetrina atta a mostrare le malefatte della comunità nera di Harlem e dei selvaggi haitiani (perché nel film sembra davvero che tutti gli abitanti di questi luoghi siano d'accordo con i crimini del villain di turno) corrotti dalla superstizione e dalla bramosia di potere, e che tengono prigioniera la Bond girl. Mi rendo conto che l'intento fosse probabilmente quello di riproporre le già pessime enumerazioni stereotipiche presenti in alcuni dei capitoli precedenti, ma al confronto Si vive solo due volte sembra una sobria analisi della cultura nipponica. Come se non bastasse il tono è incerto, con momenti quasi parodistici (il poliziotto che mastica il tabacco, il cattivo gonfiato come un palloncino) che mal si sposano ad un contesto ancora troppo legato al passato. Assurdamente lungo (si sfiora il quarto d'ora...) l'inseguimento a bordo dei motoscafi.
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