Regia di Guy Hamilton vedi scheda film
L’agente James Bond è inviato a Saint Monique, nei Caraibi, per scoprire cosa ci sia dietro il losco affarista Kananga. Qui, tra riti voodoo, magia nera, tarocchi, serpenti e coccodrilli, se la vedrà con un’orda di delinquenti afroamericani, pronti a tutto pur di evitare che il business di eroina del loro capo si arresti.
Tecnicamente “Vivi e lascia morire” denota una messinscena da serial televisivo, con alcune scenografie fasulle (per esempio le strade di Harlem palesemente riprodotte in studio). Ma sono molte le sequenze spettacolari, come l’inseguimento in motoscafo (intervallato dalle disavventure dello sceriffo locale), che però risulta troppo lungo e dunque stucchevole, ma soprattutto i funerali di Harlem che si trasformano in parate! Il duello finale è ancora una volta in treno, contro lo spietato Tee Hee. L’impatto con la nuova versione del franchise però è difficile da digerire.
Il reboot stavolta è senza fronzoli. Forti anche del cuscinetto Lazenby, il congedo da Sean Connery è meno logorante e la serie ne riparte con nuovi presupposti. Roger Moore, il nuovo Bond, viene mostrato senza troppi preamboli. L’agente 007 appare meno infallibile; a tratti addirittura ingenuo e impacciato, certamente più ironico e trasgressivo, dunque meno ingessato. Il film sembra un film poliziesco misto ad avventura e non è certamente una pellicola che ruota intorno ad un solo personaggio: le vicende sono corali ed esulano dalle mere gesta del protagonista. La Bond-girl è Jane Seymour, stessa espressione e stesso tipo di vestito per tutti i 118 minuti di visione…
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