Regia di Guy Hamilton vedi scheda film
La musica cambia, e non solo in senso metaforico: la canzone dei titoli è interpretata da Paul McCartney, mentre in Goldfinger Connery giudicava un grave errore “ascoltare i Beatles senza paraorecchi”... Moore, qui al suo esordio, resta il mio Bond preferito: non tanto per meriti suoi o per demeriti di Connery, quanto perché il suo personaggio si inserisce benissimo entro strutture narrative ormai perfettamente consolidate. C’è meno violenza e più ironia (a volte anche troppa: la lunga scena di inseguimento sui motoscafi comprende momenti apertamente farseschi), forse riflesso di un’epoca che non era più quella cupa della guerra fredda. L’altra faccia della medaglia è il rischio di un eccesso di formalismo: il film, nel succedersi un po’ meccanico degli eventi, è puramente routinario.
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