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Bella di giorno

Regia di Luis Buñuel vedi scheda film

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Lehava

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La recensione su Bella di giorno

di Lehava
8 stelle

I confini dell'anima non li puoi veramente mai trovare. A volte, anche quelli del corpo non sono così ben delineati. Sévèrine è una donna, in apparenza, sévère: bellissima fredda e distaccata, poco loquace e tendente al giudizio facile, vive dello sguardo degli altri sulla sua virtù. La sua vivacità è quella di un soprammobile e neanche l'amore di un marito (Pierre / Pietro: stabile ed indistruttibile come una pietra, dai toni sempre corretti, levigato) bello e di successo riesce a scalfire questa aura di intoccabilità e perfezione. Non ha, a dirla tutta, nessuna qualità specifica. Se non l'avvenenza e l'eleganza. Nessun interesse, nessuna occupazione. A Sévèrine non importa essere interessante, acculturata, intelligente, di gradevole conversazione, oppure appassionata, o curiosa, o simpatica. Nessuno le chiede di esserlo, neppure Pierre. Che accetta il suo essere immobile e vacua, senza volontà propria, con malcelata soddisfazione maschile. Seduta nel proprio salotto Sévèrine non è molto diversa da uno dei vasi, o dei quadri che addobbano l'ambiente. Molte recensioni anche autorevoli hanno parlato dell'indubbia problematicità di relazione di questa donna con il mondo. Forse legata al ricordo di avances non volute in età infantile, forse intrinseca nel suo carattere. Ma del mondo con lei? Di un mondo che la adora solo perchè belle de jour (ma non proprio de nuit)? Il suo ruolo è stato stabilito da sempre, e non può essere messo in discussione (in fondo, neppure da lei): moglie trofeo, da esibire alle feste, in montagna, nelle partite a tennis. Che sia poi sessualmente poco disponibile non è un grosso problema: Pierre ha il suo lavoro a cui pensare, e se proprio certe "esigenze" si facessero impellenti le soluzione sono a portata di mano, e di portafoglio. In futuro, madre generatrice (difficilmente, sospettiamo, madre affettiva). E la donna, dov'è la donna? Che ama, prova desiderio, che pensa, che vede e sente? E' quella donna che grida a gran voce in Sévèrine, che vuole uscire ma non sà come. Che è alla ricerca e si ribella. E come spesso succede, la troppa repressione crea rivoluzione. Violenta, incontrollabile. Nella direzione più semplice, eppure non più ovvia. E' il sesso l'unica via di uscita che lei vede. Certo non il sesso "giusto" e "pulito" con il marito. Ma neppure il sesso scorretto moralmente, ma certo non destabilizzante socialmente con un amante (l'amico di famiglia). Il cui sguardo non è tanto diverso da quello del marito (lo chiarirà poi: era la "virtù" di Sévèrine la grande attrazione, Valmont docet), e con magari, il pericolo di confondere desiderio e piacere con amore è alto. No, lei vuole altro, vuole annullarsi nella corporeità: è il sesso più "sbagliato", più "umiliante" che cerca: con uomini sgradevoli e sconosciuti, senza nessuna comunicazione, con sfumature sado masochiste ("ma non colpirmi in faccia" chiarisce) Per Sévèrine la sua volontà si riafferma nel non poter "scegliere". La sottomissione fisica è l'apice del suo potere. Ecco perchè non riesce a giocare il ruolo di "dominatrice" con il medico: è qualcosa che la ripugna profondamente. Un filo sottile lega il suo volere a quello degli "altri" uomini, che la pagano per essere donna e le fanno dimenticare di essere moglie (e forse madre). E questo che la soddisfa. Nulla è "oltre" o "troppo" per questa "perla" di ragazza, il sesso è un mezzo non è il fine. O è il fine in quanto mezzo. I sogni morbosi scompaiono, perchè diventato realtà.

Catherine Deneuve bellissima, volutamente e forse eccessivamente inespressiva. Imperscrutabile.

Gelida, egoista, non concede nulla del proprio cuore. Il dramma la sfiora appena, giusto in tempo per farle recuperare il ruolo subalterno di moglie (e forse, in futuro, madre). Non c'è rimprovero, non c'è rimorso, non c'è castigo.

E alla fine ti chiedi se in fondo, non sia stato tutto un sogno. O se così non è, dove finisse il sogno, iniziasse l'incubo, si recuperasse la realtà.

Film attualissimo nella tematica, coraggioso, ma "formalmente" invecchiato non benissimo. Fotografia passabile, sceneggiatura, tra flashback, sogni, vissuto, passato, presente, a mio avviso un po' confusa. La regia e gli attori, non so' dire perchè, non mi hanno del tutto convinto. Forse il motivo è semplice: è una pellicola che ha "fatto epoca" non solo nell'ambito cinematografico. Mi aspettavo di restarne sbalordita. Il merito comunque oggettivo della non volgarità, né tantomeno della non banalità.

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