Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Uno dei film di maggiore successo di Luis Bunuel, che se nell’occasione contiene il linguaggio surrealista che gli è proprio, non rinuncia ai suoi argomenti preferiti. La liberazione dell’essere umano attraverso il paradosso, la denuncia del perbenismo borghese, il sovvertimento degli schemi rappresentativi, la critica ironica e pungente all’istituzionalità del pensiero e di ogni fede, la decadenza e il putridume della spiritualità. Severine, è la moglie di un medico, frigida e idealmente contrita nel suo atteggiamento col marito, trova una sua via di realizzazione interiore trasformandosi in Bella di giorno, prostituta in una casa d’appuntamenti a Parigi. Bunuel armonizza sequenze della nuova realtà di Bella di giorno con frammenti di sogni nei quali la componente sessuale e relazionale è preminente, inducendo lo spettatore ad una presa di visione parallela, confondendo realtà e immaginazione e mettendolo in una posizione continuamente divisa fra il voyerismo e l’analisi del racconto. Come detto questa volta la narrazione è meno disarticolata che in altre occasioni, ma Bunuel ama usare registri narrativi diversi e sovrapposti e anche quando entrano in scena sequenze apparentemente fuori traccia e irrazionali, si rivelano parte di quell’universo nuovo e simbolico che genera creatività, immaginario, elementi di pura sensorialità. Al regista basta far cadere una boccetta di profumo, fare cambiare la direzione ai piedi inquadrati da soli come un elemento indipendente dalla mente, un campanellino che suona, un gatto che miagola, sono analisi profonde e oggettive degli stati d’animo e dell’evoluzione di Bella di giorno, magnificamente interpretata da Caterine Denueve, nei panni di un personaggio che sembra la versione evoluta e smitizzata drammaticamente della Carole Ledoux di Repulsion. L’opera di Bunuel anticipa gli anni ruggenti che seguiranno, demolisce già anche la portata dei nuovi valori che si faranno strada fra i movimenti culturali e di protesta dell’epoca, che se cambieranno il costume in poco tempo, ne avranno bisogno di molto di più per essere assimilati dall’uomo come la lezione del regista insegna, l’andare sempre oltre l’apparenza e la momentanea illusoria libertà, per giungere in profondo ad una condizione espressiva fisica e mentale indipendente da qualsiasi massificazione ideologica. In una scena nella casa d’appuntamenti, Bella di giorno giace prona affondata fra le lenzuola, ha avuto un incontro con un misterioso cliente orientale che è stato rifiutato in precedenza da una collega “professionista” perché spaventata dal contenuto di una scatola che il cliente mostra senza però che se ne riveli il contenuto. La cameriera del bordello offre la propria solidale comprensione alla presunta forza sacrificale di Bella, che invece mostrandosi in tutta la sua bellezza solleva il capo e risponde inaspettatamente: “ma cosa ne vuoi saperne tu?” I personaggi maschili sono convenzionali e sostanzialmente mediocri, i clienti, il marito Pierre (Jean Sorel) l’amico Henri (M.Piccoli), quest’ultimo è una figura di raccordo attraverso gli snodi più significativi del racconto ma la sua posizione è destinata a rimanere ambigua fino all’enigmatico finale. L’eccezione sarà incarnata da Marcel, cliente poco raccomandabile che s’invaghisce di Bella, trascinandola verso la scoperta di forti sentimenti, di ripensamenti alla luce di quel sentore di morte e di amore passionale che permea tutto il film.
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