Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
L’amore istintuale è nemico della normalità, dell’assenza di fantasia e di trasgressione; per questo non può trovare posto in un rapporto coniugale di stampo borghese, dove i principi dell’affetto e del rispetto fungono da freni inibitori. La tranquillità e l’abitudine uccidono la tensione, senza la quale il sesso è una pratica priva del brivido dell’ignoto e del gusto della scoperta. La giovane Séverine, benestante moglie di un medico, si accosta alla prostituzione per soddisfare una curiosità e sfuggire alla noia, e così si accorge che la paura, l’imbarazzo e lo stupore provati di fronte alle perversioni dei clienti sono il sale che dà sapore alla sua sensualità, affrancandola dal mortificante peso delle convenzioni. I suoi sogni erotici sono da sempre conditi di violenza: il suo desiderio inconfessato è quello di essere posseduta, perché questa non è altro che una forma estremizzata di corteggiamento. La sua natura di donna non chiede di decidere autonomamente, bensì vuole essere scelta, inseguita, istruita sui segreti del piacere. In questo senso, il film di Buñuel si pone provocatoriamente in antitesi rispetto alle visioni femministe che vorrebbero annullare le differenze di genere, a costo di forzare la fisiologica distinzione di ruoli stabilita dalla natura. L’emancipazione della bella di giorno si configura quindi, storicamente, come una regressione, come il ritorno ad un’atavica schiavitù che la pone al centro delle attenzioni e degli appetiti degli uomini più diversi, e la fa quindi sentire, in definitiva, sicura di sé e realizzata. Belle de Jour ci spiega che, nella sfera intima, la soddisfazione può essere raggiunta solo seguendo, in piena libertà, la coscienza di sé, delle proprie debolezze e di ciò che, di noi stessi, siamo (ben) disposti a donare all’altro.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta