Regia di Jacques Demy vedi scheda film
È un peccato che il cinema di Jacques Demy resti ancora poco noto in Italia: il regista francese, marito di Agnes Varda, fu una voce originale e personalissima all'interno della cinematografia transalpina fin dal suo bellissimo esordio con questo "Lola" dedicato a Max Ophuls. La storia di Cecile detta Lola che lavora come entraineuse in un cabaret di Nantes aspettando il ritorno del suo uomo, Michel, padre del suo bambino di sette anni e viene corteggiata anche da Roland che soffre molto per il suo rifiuto, serve più che altro come un pretesto per un'analisi delle dinamiche amorose in un universo debitore delle convenzioni del cinema hollywoodiano. L'amore è qualcosa per cui si soffre profondamente, che fa star male ancor più della solitudine, e il riferimento ad Ophuls e alle sue eroine tristi è del tutto appropriato. Lo stile è all'insegna di una grande libertà espressiva che almeno in parte si può ricondurre alla Nouvelle Vague, anche se Demy non fu mai un vero esponente di questo movimento; di grande pregio la fotografia sovraesposta di Raoul Coutard e l'ambientazione nella città marittima di Nantes. Anouk Aimee è quasi una citazione vivente di altri sex-symbol del cinema passato, in particolare la Marlene dei film di von Sternberg, ma è anche molto convincente nel ritratto di questa donna sola e vulnerabile; bravo anche Marc Michel che tornerà come Roland Cassard in "Les parapluies de Cherbourg". Le musiche di Michel Legrand sono il degno corredo di un film magico e incantato che merita di essere riscoperto.
Voto 9/10
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