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Riso amaro

Regia di Giuseppe De Santis vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Riso amaro

di marco bi
9 stelle

Riso amaro, spettacolare film neorealista tinto di giallo, un po’ romanzato con tanti ingredienti - non tutti ben dosati - (sceneggiato da quattordici mani... forse troppe?), denuncia lo sfruttamento del lavoro e le strade sbagliate che persone deboli e incoscienti intraprendono ma parla anche d’ amore, d’ amicizia e di tradimenti.

 

Quaranta giorni di duro lavoro in cambio di quaranta chili di riso.

 

Maggio 1948, povere donne di ogni età, partite da tutta Italia, giungono nelle risaie della pianura padana per mondare il riso. Il mestiere della mondina si ripete da 400 anni e solo le donne lo possono compiere, dice un giornalista radiofonico, perché ci vogliono mani delicate e veloci.

 

Riso amaro, spettacolare film neorealista tinto di giallo, un po’ romanzato con tanti ingredienti - non tutti ben dosati - (sceneggiato da quattordici mani... forse troppe), denuncia lo sfruttamento del lavoro e le strade sbagliate che persone deboli e incoscienti intraprendono ma parla anche d’ amore, d’ amicizia e di tradimenti. Ha quasi 70 anni ma è ancora avvincente, seducente e molto attuale.

 

 

Dopo aver rubato una collana di grande valore, per sfuggire alla polizia, Francesca (Doris Dowling) si nasconde tra le mondine mentre Walter (Vittorio Gassman), il suo amante, si confonde tra gli uomini della zona bramosi d' incontrare le ragazze che, dopo il lavoro, scavalcano un muro per andare nel bosco a ballare il boogie-woogie (ma le vere mondine non ci stettero a farsi dipingere così facili e frivole). Silvana (Silvana Mangano) è la più bella, 'tutti gli uomini mi fanno la corte' dice, tenere i piedi nel fango non fa per lei, legge Grand Hotel e sogna ad occhi aperti. Francesca conosce il sergente Marco (Raf Vallone), onesto, saggio e filosofo... secondo lui il carcere l'ha inventato qualcuno che non c'è mai stato, ne è subito attratta perché è completamente diverso da Walter che le ha rovinato la vita. Marco invece è affascinato da Silvana - indimenticabile la Mangano con i pantaloncini corti e le calze nere - a sua volta attratta da Walter che le ha regalato la collana rubata, facendole così credere che con lui farà la bella vita. Francesca e altre senza contratto, per farsi assumere, danno prova di essere lavoratrici instancabili, le regolari non ci stanno e inizia una guerra tra povere: non potendo parlare sul lavoro cantando si insultano fino ad accapigliarsi. Durante un nubifragio assistiamo a due scene sconvolgenti montate alternate: una mondina incinta, lavorando sotto la pioggia, abortisce mentre le altre donne cantano e pregano e intanto Walter abusa di Silvana (è lo scotto da pagare) in modo sadico e brutale. Walter decide di rubare il riso depositato nei magazzini e durante la festa di fine mondatura, come diversivo, manda Silvana ad aprire le chiuse per allagare le risaie. Francesca ha capito cosa sta succedendo e chiede aiuto a Marco. Nel confronto finale tra i quattro protagonisti gli uomini si feriscono a vicenda, Francesca rivela a Silvana che la collana è falsa e lei, sconvolta , uccide Walter e si getta da un’impalcatura.

 

 

Ultima bellissima scena finale: ogni mondina deposita una manciata del proprio 'riso amaro' sul corpo inerte di Silvana fino a coprirlo interamente.

 

 

Sembra che a Cannes nel 1949 Riso amaro avrebbe avuto la Palma d'oro se il giurato Curzio Malaparte, sostenitore del fascismo (poi se ne allontanò), non l'avesse fortemente ostacolato. Il pubblico lo accolse calorosamente sia in Italia che all'estero ma la critica si divise. G.L. Rondi definì il film di esasperanti squilibri, polemico, ambizioso e retorico, con i personaggi del tutto incolori. Aristarco lo bollò come un film sbagliato, anche se al di sopra della mediocrità, per i personaggi troppo caricati, perché emerge una falsa realtà e perché il regista è ossessionato dalla tecnica complessa dei movimenti di macchina.

 

Giuseppe De Santis (1917 - 1997) severo critico cinematografico, militante politico di sinistra collaboratore de l'Unità, aveva 32 anni quando diresse “Riso amaro” ma già conosceva bene il mestiere e le sue tecniche. Anche nel precedente "Caccia tragica" aveva dimostrato il suo impegno politico sviscerando i problemi di una cooperativa agricola in un racconto corale-popolare. Nel successivo "Non c'è pace tra gli ulivi" si avvicina al 'formalismo sovietico' descrivendo un mondo contadino ancora più povero ed arcaico. Negli anni seguenti, dopo il magistrale "Roma: ore 11", la ricostruzione di un drammatico fatto di cronaca nera (cede una ringhiera di una scala dove centinaia di ragazze si contendono un posto di dattilografa), per colpa delle sue posizioni considerate troppo radicali anche dalla stessa sinistra, viene sempre più emarginato e con grande difficoltà - e minor ispirazione - dirige una mezza dozzina di film.

 

 

Silvana Mangano, struccata e con i capelli bagnati, incontrò per caso De Santis che per il ruolo di Silvana cercava la Rita Hayworth all'italiana... ebbe così il suo primo ruolo importante, non è doppiata mentre canta ma quando parla sì! Anche Raf Vallone fu scoperto dal regista, era giornalista de L'Unità e calciatore professionista. La brava (ma dalla carriera cinematografica breve) americana Doris Dowling, ex di Billy Wilder, si trovò bene a Roma con gli intellettuali di sinistra e vi rimase qualche anno, ebbe una storia con Vallone e fu corteggiata, sembra invano, da Gianni Agnelli proprietario dei terreni dove girarono “Riso amaro”. Vittorio Gassman, un po’ fuori parte e poco convinto... soprattutto quando balla proprio non è lui!

 

 Risultati immagini per doris dowling

 

Oggi non sono più le italiane a spezzarsi la schiena nelle risaie della pianura padana in cambio di un po’ di riso, ora le mondine hanno gli occhi a mandorla e cantano in mandarino, sono donne e uomini cinesi pagati 3 euro l’ora.

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