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Il braccio violento della legge

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Il braccio violento della legge

di scandoniano
9 stelle

Originale poliziesco che rifonda Hollywood, con un Gene Hackman superbo e un linguaggio assolutamente innovativo. La bravura di Friedkin a mescolare innovazione e tradizione ne fanno un cult assoluto.

Jimmy Doyle, detto “papà”, e Buddy Russo, alias “tristezza”, poliziotti dai metodi rudi e la profonda abnegazione per la giustizia, dopo una lunga sequela di insuccessi, sono sulle tracce di un pericoloso trafficante di droga marsigliese. Le prove, ed i colleghi, non sembrano confortarli, ma la loro caparbietà li guiderà inesorabilmente.

Il film è “semplicemente” appostamenti, pedinamenti, perquisizioni. Ma la dovizia di William Friedkin e la bravura di Hackman e Scheider ne fanno un vero cult. Lineare, pulito, qualche punta di sarcasmo e un po’ di critica al sistema (“Noi abbiamo 900 dollari per tutto, loro dispongono di tutti i soldi del mondo”, ma anche le agghiaccianti risultanze che precedono i titoli di coda) fanno de “Il braccio violento della legge” un poliziesco coi fiocchi. Forse “il” poliziesco per antonomasia. Una pietra miliare storiograficamente che ha fatto da battistrada agli autori della cosiddetta Nuova Hollywood.

Ci sono molte scene davvero ben fatte e memorabili. L’incontro con il cecchino, l’inseguimento in auto alla metropolitana, il dentro-fuori dalla metro, eppure la forza del film è proprio di dare una contiguità talmente fitta a tali scene da fare in modo che tutto il film sia un’unica scena cult. Perché è un inseguimento continuo, che genera una tensione senza soluzione di continuità. E la tensione monta perché i poliziotti sono sempre più determinati ma i progressi nelle indagini tardano ad arrivare, per cui questo stridere sempre più evidente  tra realtà percepita e realtà in divenire crea un ulteriore motivo di suspense.

Importanti, come in tutto il cinema di Friedkin, l’utilizzo delle musiche (di Don Ellis). La New York di Friedkin è una sorta di non-luogo, desolata e desolante. Ma il film è un capolavoro soprattutto per la maestria di Gene Hackman, che per molti tratti oscura tutto il resto; con Scheider una coppia ben assortita.

 

Carmine Cicinelli

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